Tre
vite, tre anime, tre sentimenti.
Uno scrittore (Alessandro Tirocchi) descrive la sua
notte in giro per le strade della capitale; un attore
(Andrea Martella) viene colto nel momento della resa
dei conti; un feto (Tiko Rossi Vairo) ripercorre il
numero di persone che hanno fatto parte della sua
esistenza. “Uno”, testo di Massimiliano
Bruno in scena al teatro Sette di via Benevento, offre
una panoramica emotiva e contenutistica dei sentimenti
che appartengono a tutti noi: la frustrazione professionale,
la solitudine, l'amarezza di fondo che rischia di
“colorire” la vita quotidiana, il bisogno
di essere amati.
I
protagonisti (a cui si aggiunge a buon diritto il
musicista Alessandro Sammarini, che offre un'altra
sfaccettatura dell'esistenza umana), attraverso la
tecnica del monologo alternato e grazie alla capacità
descrittiva propria di Bruno, riescono a trasformare
le parole in immagini. Ecco perché la scena
(a cura di Maria Teresa Padula) è scarna: non
serve molto, giusto una panca, una finestra, una scrivania
e un cartello automobilistico. L'occhio dello spettatore
viene condotto per mano all'interno delle tre esistenze
grazie all'interpretazione lucida e precisa degli
interpreti in scena, che fanno proprie le parole precise
e accurate del testo.
Delle
loro esistenze, 'uno' solo sembrerebbe essere il principio
fondante: l'amore. A cui si lega la cocente malinconia
per come i sogni vengano traditi, traditi, cancellati.
Se Tiko Rossi Vairo è il tipico uomo medio
che nasce solo e muore solo, Alessandro Tirocchi ha
l'occhio analitico e amaro dello scrittore (impossibile
evitare di pensare che sia l'alter ego dell'autore).
Infine Andrea Martella è il simbolo della frustrazione
propria dell'attore che non vede riconosciuto il suo
sforzo: non resta altro che lasciarsi volare via.
Barbara
Marzoli sceglie di occupare l'intera scena, creando
tre spazi interpretativi ben distinti attivati dall'alternarsi
delle luci. Una scelta funzionale, ma abusata. La
musica dal vivo di Sammarini arricchisce lo spettacolo,
donando un utile senso di contemporaneità.
[valentina venturi]