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a Roma uno degli spettacoli più rappresentati
in Italia e all’estero. Scritto e diretto da
Furio Bordon (autore triestino) e reso famoso da Marcello
Mastroianni (è stata la sua ultima tournée
teatrale), Le ultime lune
mette lo spettatore di fronte a due tematiche fortemente
attuali: la vecchiaia - o terza e età - e la
morte.
Lo spettacolo ci presenta un vecchio professore (Gianrico
Tedeschi) stanco che parla con la moglie (più
giovane di lui di almeno vent’anni), che lo
spettatore scoprirà essere la proiezione del
ricordo della defunta. La donna accompagna il marito
verso il nuovo viaggio da intraprendere: la casa di
riposo, anticamera anestetica della morte. Il primo
atto scorre alternando riflessioni e ricordi malinconici,
a momenti di ribellione e contrasto con il figlio
che, a dispetto del padre, ostenta un carattere rigido
e poco incline all’ironia. Il padre risulta
inaspettatamente più giovane e pieno di energia
rispetto al figlio, che ormai arresosi ai gravami
della grigia quotidianità, non gli offre un
solo motivo valido per restare in casa. Il secondo
atto mostra il professore, ormai ambientato a “Villa
delizia”: ha saputo trovare, pur nello squallore
del luogo, piccoli spazi di luce e motivi di vita,
come una pianta di basilico che diventa il suo interlocutore
quotidiano. In soffitta riflette come un vecchio filosofo
sul senso della vita, sui suoi ultimi anni, e soprattutto
sulla morte.
Gianrico Tedeschi, il protagonista, è un interprete
eccellente, dona una leggerezza e al tempo stesso
una consistenza straordinaria al personaggio, con
una sapienza tecnica ormai conosciuta da pochi: si
muove in scena con naturalezza e semplicità,
facendoci entrare nella storia in punta di piedi,
così come “in punta di piedi” muore,
accendendo una stellina d’artificio davanti
ad un grande albero di Natale. Buone anche le interpretazioni
di Marianella Laszlo e di Walter Mramor, una moglie
amorosa e melanconica e un figlio spigoloso e introverso.
Suggestive e puntuali le luci di Iuray Saleri.
[annalisa picconi]