Liberamente
ispirato alla "Salomè" di Oscar Wilde,
lo spettacolo in scena al teatro Valle apre la rassegna
dedicata all'Elfo Teatridithalia dall'1 al 20 febbraio.
La compagnia milanese, guidata da Ferdinando Bruni
ed Elio De Capitani, di cui fece parte anche Gabriele
Salvatores, dai primi anni Settanta ad oggi ha condotto
un vero percorso di sperimentazione, volto non solo
alla riscoperta dell'essenza del teatro e al lavoro
sulla drammaturgia contemporanea ma anche alla formazione
ed educazione di un nuovo pubblico, capace di cogliere
gli input che il teatro stesso vuol dare. Significativa
del loro modo di essere la citazione scelta di Ingmar
Bergman: "Il teatro dovrebbe essere soltanto
un incontro tra esseri umani. Tutto il resto serve
solo a confondere".
"La Salomè", testo poco rappresentato
in Italia e probabilmente all'eposa dedicato alla
grande attrice Sara Bernhardt, è lo spunto
per reinterpretare una versione originale di un lavoro
ricco di spunti lirici, esotici e orientaleggianti.
Cosi appare all'interno di alcune scene la figura
di Wilde stesso: una sorta di teatro nel teatro, che
interviene in momenti intensi, facendo quasi coincidere
il personaggio di Erode con quello dello scrittore.
La scelta registica e drammaturgica punta su una versione
tutta al maschile, ridotta a tre personaggi, conservando
però l'universo femminile e la sensualità
"noir" che l'autore aveva voluto raccontare.
Spettacolo dissacrante e di forte impatto, nello stile
ormai consolidato della tradizione del gruppo milanese,
filtrato da immagini proiettate che rimandano al mondo
del circo e alle musiche che lo caratterizzano, mette
al centro dell'azione un Erode dissoluto e annoiato,
un'Erodiade che sembra una "cocotte" dei
locali parigini e una Salomè intrigante e disinibita,
irraggiungibile, dalle movenze lunari e misteriose.
Bravi tutti gli interpreti, su tutti spicca Ferdinando
Bruni che passa sapientemente da Iocanan ad Erode
a Wilde con una recitazione che porta simbolicamente,
con i gesti e l'utilizzo della voce, i personaggi
a divenire archetipi e maschere amare dell'umanità.
Adeguate le luci e i costumi in stile "en travestì".
[annalisa picconi]