La
vita con i suoi pregi e difetti è la protagonista
di “Trote”, il testo di Edoardo Erba con
interpreti Nicola Pistoia, Paolo Triestino e Elisabetta
De Vito. Tutto comincia in un banalissimo venerdì
sera, quando un’infermiera fin troppo gentile
consegna, a laboratorio chiuso, delle analisi. Test
che annunciano al paziente di avere un brutto male
e pochi mesi di vita. Da qui l’importanza della
vita, la presa di coscienza di aver perso tempo con
cose inutili e una dichiarazione d’amore alla
moglie con relativa confessione di numerosi tradimenti.
Fino a scoprire, mezz’ora dopo, di avere tra
le mani le analisi di un’altra persona che,
inconsapevole del suo male, sta pescando trote sul
fiume Aniene. Maurizio, che si sente un miracolato,
lo cerca per dargli la brutta notizia e scopre che
Luigi, inizialmente asociale, è una persona
perbene, un operaio che non ha grilli per la testa,
con l’unica passione della pesca e di Tex. Nasce
un’amicizia e Maurizio, che finora aveva sempre
ceduto ai lussi e alla passione, inizia ad avere paura,
timore che anche per lui possa finire tutto in un
momento. Ma sarà proprio Luigi a salvarlo,
diventando la sua coscienza, in grado di fargli capire
quali sono i veri valori a cui credere.
Un
testo profondo quello di Erba, che anche attraverso
battute esilaranti fa riflettere sull’importanza
della vita e, soprattutto, dei rapporti umani. Pistoia
e Triestino si confermano una coppia di attori straordinaria:
portano in scena la quotidianità con rara naturalezza,
dando allo spettatore la possibilità di immedesimarsi.
Brava anche Elisabetta De Vito, moglie devota e innamorata
nonostante i tradimenti del marito.
Le
scene di Alessandra Ricci sono essenziali ma molto
efficaci nel descrivere due esistenze che si consumano
sulla riva del fiume, luogo in cui i protagonisti
danno spazio ai ricordi e, di conseguenza, a riflessioni.
[emanuela
dolci]