|
Anno
2012
Genere
danza
In
scena
Festival di Avignone
|
Autore |
Olivier
Dubois |
Regia |
Olivier
Dubois |
Luci |
Patrick
Riou |
Musica |
François Caffenne |
Interpreti |
Benjamin
Bertrand, Arnaud Boursain, Marie-Laure Caradec, Sylvain
Decloître, Marianne Descamps, Virginie Garcia,Karine
Girard, Carole Gomes, Inès Hernandez |
|
Diciotto
ballerini, nove donne e nove uomini, entrano sulla scena vuota
completamente nudi marciando sempre allo stesso ritmo e nello
stesso modo per quindici minuti. Lentamente qualcosa comincia
a spezzarsi, le marce si incrociano, una spalla si piega all’improvviso
e coinvolge tutti come per effetto domino, dopo la caduta; poi
la massa umana che diventa la risacca del mare, poi di nuovo
si formano gruppi separati di uomini e donne che separatamente
simulano amplessi, poi dolori (viene in mente il gruppo marmoreo
romano di Lacoonte), poi dal gruppo si stacca - vengono in mente
i lussuriosi della Comedìa dantesca e Paolo e Francesca
- l’assolo di una coppia che forse proverà a trovare
un’armonia insieme, a danzare insieme. Sarà un
frammento di vita, di illusione, che nel quadro generale di
uno schema può essere solo momentaneo. Ecco che ricomincia
la marcia, ognuno sulla propria traiettoria, lo sguardo fiero
in avanti quasi a dire: «Non ho bisogno di nessuno».
All’infinito fino alla prossima rottura, quella sì
che è vita vera, che finalmente darà un senso
a quella marcia.
Le luci hanno un ruolo primario: bianco ghiaccio nella marcia,
sfumatura del rosso al tramonto quando i corpi cominciano a
vivere le emozioni abbandonando gli schemi. Come non pensare
alla lezione di Pina Bausch in questa coreografia di Dubois?
La danza contemporanea, come le altre arti, mostra la difficoltà
dell’umanità a trovare l’armonia, a rischiare
l’imprevisto, ad uscire dalla mischia, dal riparo delle
regole sociali. Condensa i nostri gesti e li mostra per aiutarci
a vedere chi siamo, come un affresco metaforico contemporaneo,
come la tragédie dei nostri tempi. [deborah
ferrucci]
|