"Ah,
siete amanti?", chiede Robert (l'ottimo Tony
Laudadio) a Jerry (Enrico Ianniello) quando scopre
che il suo migliore amico è l'amante di sua
moglie Emma (Nicoletta Braschi). Forse la battuta
più vivace di tutta la commedia. Dimenticate
piatti che volano, urla, scenate di gelosia, lacrime
versate sulle tende, fazzoletti: niente sentimento
siamo inglesi. In questo spettacolo non ci sono problemi
reali, concreti, di salute, di cuore, di sopravvivenza.
Siamo negli anni Settanta, in un ambiente radical
chic anglosassone, quello dell'editoria, tutto cinismo
e puzza sotto il naso. Qui i giochi di parole alla
Wittgenstein sovrastano tutto: tipico modus vivendi
di una classe sociale assalita da un unico grande
male: la noia. Noia che viene scacciata con humour,
sarcasmo, domande impertinenti e sagaci; ma i sentimenti
non ci sono, si sono persi nella notte dei tempi.
Il sottotesto è l'incomunicabilità tra
le persone: non si ascoltano, vivono in superficie,
recitano sentimenti che non sentono, positivi o negativi
che siano, hanno lo sguardo lontano.
Il drammaturgo inglese, anticipando i tempi, individuava
i mali di una società opulenta e nullafacente
che si inventa l'eloquio (leggasi pure elucubrazioni
mentali) per darsi un tono, per sopravvivere all'inedia
di una vita senza senso, una volta assolti i diktat
sociali (lavoro- matrimonio-figli).
Il rischio è per lo spettacolo e per il testo:
giocando il finale all'inizio, con le già citate
premesse, fa sbadigliare lo spettatore che muore di
noia prima del tempo. Verrebbe quasi da dire "Aridatece
lo Sturm und Drang", il Romanticismo: di intellettuali
esauriti e annoiati ne abbiamo abbastanza e, soprattutto,
li vediamo tutti i giorni, non c'è bisogno
di venire a teatro.
Tony Laudadio interpreta il personaggio più
convincente e divertente perché sanamente ironico,
gli altri due si prendono troppo sul serio. Se anche
a fare gli amanti ci si annoia, tanto vale tenersi
i rispettivi coniugi, altrimenti che gusto c'è?
Nemmeno le corna aggiungono un po' di vita a questo
classico triangolo "amoroso" un bel po'
sbiadito, celebrazione del "caro estinto",
il sentimento.
Nicoletta Braschi interpreta bene il ruolo di Emma,
pur non avendo un'adeguata estensione vocale teatrale.
La scenografia è minimal come si addice alla
storia e di semplice realizzazione (sono immagini
proiettate), la regia ha vita facile con un testo
scritto così bene. Uno spettacolo ben confezionato,
volutamente senz'anima.
[deborah
ferrucci]