“Si
racconta la giornata di cinque personaggi (Federica
Santoro, Filippo Dini, Andrea Di Casa, Fiora Blasi):
un uomo ed una donna, arrivati e pieni di certezze,
e un ragazzo ed una ragazza, agli inizi della loro
lotta per la sopravvivenza, pieni di incertezze. Infine
un mago. Ognuno dei quattro vive un giorno un po’
speciale, perché oltre alle persone che fanno
parte della sua abituale quotidianità, incontra
angeli, diavoli, e a un certo punto la Morte, con
il suo seguito di spiriti, che si presenta per ricordare
che tutti alla fine le appartengono”.
Giorgio Barberio Corsetti torna a sperimentare con
lo spettacolo multimediale Tra
la terra e il cielo. Le vite dei personaggi
sulla scena s’intersecano, secondo l’usanza
dei nostri tempi globalizzati, per esprimere le diversità
della nostra/loro quotidianità. Si confrontano
con l'eterna lotta tra il bene ed il male, inserendovi
il mistero sulla morte di una giovane ragazza.
Per ottenere il risultato sul palcoscenico si mettono
in opera trucchi e cabale elettroniche, proiezioni,
illusioni, trompe l’œil e apparizioni che
se in scena sono tangibili, sullo schermo diventano
altro. Barberio Corsetti torna alla regia e lo fa
proponendo i suoi temi più cari: la scelta
tra il bene e il male, l’inconscio kafkiano,
le atmosfere miltoniane e il dubbio umano sull’esistenza.
La sua storia teatrale la presenta utilizzando il
chroma key (effetto video utilizzato soprattutto in
cinematografia per sostituire oggetti o sfondi con
altri in realtà non esistenti realmente e ripresi
in altre fasi della produzione), sovrapponendo la
rappresentazione teatrale ad un preciso sfondo. Sfondo
o per meglio dire scenografia: utilizzando telecamere,
plastici e pannelli blu Tra
la terra e il cielo cambia spazio scenico,
ambientazione, molto più velocemente.
Si contano dieci plastici, equivalenti ad altrettanti
luoghi. “Il pubblico godrà di una visione
multipla e assisterà al montaggio di una realtà
virtuale, avendo sotto gli occhi il processo che la
definisce. Un cortocircuito tra presenza ed immagini,
realtà ed immaginazione, che ben si presta
al tema metafisico della piece”. Con una sola
imperfezione: il testo non conferma né amplifica
l’intento rappresentativo. È come se
abbandonasse i personaggi al loro destino, senza condurli
alla conclusione.
L’escamotage visivo rischia poi di distrarre
lo spettatore, impegnato a confrontare l’immagine
sullo schermo con quella che si sta svolgendo davanti
ai suoi occhi. O forse è questo il vero scopo
dello spettacolo: un puro esercizio di stile e di
tecnica. [valentina
venturi]