Paolo
Hendel è un attore bravo e versatile: in questo
monologo comico sull’amore è persino
rilassato. Annuncia immediatamente di rinunciare alla
satira politica e proprio in questo risiede il limite
dello spettacolo in quanto, per sua stessa ammissione,
è la verve che lo contraddistingue. Delega
un assaggio di satira al personaggio di Pravettoni,
politico del Nord che vorrebbe far diventare tutto
di cemento, persino i mari per accorciare le distanze
e creare nuovi posti di lavoro. Simpatico, ma non
morde, anche perché Pravettoni assomiglia al
sindaco di Roccofritto del programma “Zelig”
e alle interpretazioni surreali di Marco Messeri nei
programmi di Serena Dandini.
La parte migliore dello spettacolo è quando
Hendel abbandona il filo conduttore e si lascia andare
all’improvvisazione, interloquisce con lo spettatore
in botta e risposta e nel bis racconta le vicissitudini
di un cittadino normale che deve fare un check-up
sanitario completo. La comicità ha bisogno
di sporcarsi le mani, di concretezza, di una realtà
condivisa dalle persone per poter far ridere. E Hendel
lo sa.
Un attore come lui meriterebbe un testo migliore,
magari anche scritto da altri. È la soluzione
migliore quando l’ispirazione o la fonte d’ispirazione,
che è la realtà stessa, non offre spunti.
Spettacolo amaro e dispersivo.[deborah
ferrucci]