La
verità a teatro è qualcosa di prezioso,
di raro. E quando si è in grado di far percepire
al pubblico che ciò a cui assiste sta accadendo
in quell’istante preciso, al di là di
qualsiasi citazionismo, di teatro puro si tratta.
“La tempesta”
di Valerio Binasco non è semplicemente un riadattamento,
un’attualizzazione o una rilettura di William
Shakespeare. Definirlo uno spettacolo pop è
riduttivo. Il palcoscenico emana una straordinaria
aura di credibilità: merito della scenografia
estremamente povera, fatta di tre enormi pannelli
color rosso-ruggine melange (uno posizionato come
fondale, gli altri due laterali obliqui), che da una
parte sprona lo spettatore a dar libero sfogo alla
propria fantasia, dall’altra lascia tutto nelle
mani degli attori (con costumi sobri, a lasciar intuire
lo status del proprio personaggio). A tutti loro il
compito di dar vita a questo nuovo allestimento di
una delle pièce più ‘magiche’
di Shakespeare, appartenente all’ultima fase
creativa, quella dei ‘romances’, in cui
l’autore rielabora in dimensione mitica e sacrale
le grandi tematiche delle tragedie e commedie precedenti.
A partire dalla lotta intestina per il trono - quella
di Prospero (Valerio Binasco), il legittimo Duca di
Milano fatto esiliare dal fratello Antonio sull’isola
misteriosa, dove si rincontreranno dopo il naufragio
e la Tempesta -, a quella del teatro nel teatro, degli
scherzi e incroci amorosi sempre rivelatori di altro
(come accade a Miranda (Deniz Ozdogan), figlia di
Prospero e Ferdinando, figlio del Duca di Napoli amico
del fratello usurpatore Antonio).
Il vivace e unito ensemble
di interpreti di altissimo livello permette alla rappresentazione
di coinvolgere sul piano emozionale. Si passa senza
soluzione di continuità da attimi di straordinario
e delicato raccoglimento, a momenti in cui impeto
e sdegno hanno la meglio, fino ad un’ironia
che strappa inaspettatamente il sorriso e avvolge
con tenerezza tutta la platea, facendo risuonare il
testo come in un’armonica dimensione a noi ravvicinata
nel tempo.
Uno
straordinario esempio di come dovrebbe essere sempre
il teatro, capace non solo di far respirare a pieni
polmoni un classico della portata di Shakespeare,
ma soprattutto di mettersi nei panni dello spettatore
andandogli incontro con il garbo e l’umiltà
di chi non pretende di essere capito, ma fa di tutto
per farsi capire. Da vedere, assolutamente.
[benedetta corà]