Contro
il logorio della vita moderna, fatta di automobilisti
maleducati, vecchiette furbette in fila alla cassa
del supermercato, cellulari che suonano in ogni dove
e gente in fila alla cabina telefonica perchè
di cellulari sprovvisti non c’è che una
soluzione… LA CATTIVERIA.
Di questa “malattia” è vittima
una giovane donna (Francesca Bianco) che si rivolge
alla psicologa (Cristina Aubry) affetta da problemi
coniugali con il marito fedifrago (Carlo Emilio Lerici)
e con una segretaria affetta da una imbarazzante alitosi
(Margherita Mastrone) e che parla attraverso i testi
di canzoni.
L’obiettivo della visita è trovare un
rimedio alla lucida, insana e corrosiva cattiveria
che la divora. Non che voglia diventare buona, perché
così perderebbe la sua unica difesa contro
l’invadenza del mondo esterno: vuole solo una
cura che lenisca gli effetti incontrollati sulla sua
vita sociale.
La vita vista attraverso gli occhi delle donne in
una commedia al femminile a tratti esilarante con
sfumature grottesche ed atmosfere che ricordano la
commedia americana Anni Quaranta.
Un ritmo frenetico rallentato da alcune interpretazioni
un po’ troppo sopra le righe e troppo acchiappa-risate
come la problematica segretaria di Margherita Mastrone
fanno procedere la narrazione a singhiozzo. Uno spettacolo
che comunque si lascia vedere con piacere e che strappa
risate per una serata divertente e non pretenziosa.
In un paese buonista per definizione, un po’
di sana e crudele cattiveria non fa male, anzi…
[fabio melandri]