Stanno suonando la nostra canzone


Anno
2012

Genere
commedia musicale

In scena
fino al 22 aprile
Teatro Sistina | Roma

Autore
Neil Simon
Regia
Gianluca Guidi
Scene
Alessandro Chiti
Coreografie
Stefano Bontempi
Luci
Valerio Tiberi
Musica
Marvin Hamlisch
Interpreti
Giampiero Ingrassia,
Simona Samarelli
Produzione
D&P Production Srl

 

"Stanno suonando la nostra canzone" di Neil Simon debuttò a Broadway nel 1979 e fu portato in Italia per la prima volta dalla premiata coppia Gigi Proietti e Loretta Goggi nel 1981.

Per l'edizione in scena a Roma al Teatro Sistina (fino al 22 aprile) nei ruoli dei protagonisti troviamo un ispiratissimo Giampiero Ingrassia (finalmente all'altezza di un talento troppo spesso piegato a spettacoli mediocri) e la rivelazione Simona Samarelli che con la sua verve, il senso del ritmo, l'intonazione nel canto e la leggerezza nella recitazione, costituisce il perno centrale dello spettacolo.

Così la storia d'amore tra il musicista Vernon Ghersh - geniale, ansioso, in analisi da una vita - e l'aspirante paroliera Sonia Walsk - passionale, insicura, incapace di rispettare le regole e di infrangere quelle altrui - si dipana tra screzi, incomprensioni, battute, gag e momenti di magia musicale e sentimentale.Una commedia che punta fortissimamente sui due protagonisti e su un mondo reale evocato da un continuo fuoricampo prepotentemente in scena e una dimensione psicologica-affettiva che si materializza attraverso un corpo di ballo che, come il coro nella drammaturgia greca, commenta, racconta e illustra le vicende.

Con le debite proporzioni, l'amalgama tra la coppia ricorda quella tra Spencer Tracy e Katherine Hepburn e la brillantezza degli scambi amorosi e scherzosi costituiscono il plus di uno spettacolo che però nel complesso, costruzione e svolgimento, risulta alquanto piatto e monotono.

Salvato il testo (eccetto le musiche poco incisive e ricordabili) e l'interpretazione dei due protagonisti, è la regia affidata a Gianluca Guidi ad essere sotto i riflettori critici. Ci sarebbe voluta maggior creatività nell'accompagnare lo spettatore all'interno degli scherzi amorosi di Vernon e Sonia, per creare quel climax emotivo che impedisce a chi guarda un rapido appisolamento sulla poltrona. Invece gli eventi si susseguono in maniera troppo piatta e prevedibile e la storia dell'incontro-innamoramento-crisi-riconciliazione si sviluppa per successione di scene che hanno l'immobilità di quadri viventi, a cui contribuisce una scenografia che gioca su moduli riciclabili nella prima parte e quinte illuminate da giochi di luce nella seconda.
Rimane la sensazione di uno spettacolo dalle potenzialità inespresse, di un vorrei ma non posso, di un'occasione sprecata. Di un tiro a porta vuota finito inaspettatamente a fondo campo. [fabio melandri]