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Testo |
Alberto
Luca Recchi, Paola Conte, Giovanni Carrada
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Regia |
Duccio
Forzano |
Scene
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Sunrise
Digital |
Luci |
Armando
Buttafava |
Costumi |
Rosanna
Grassia |
Musica |
Massimo
Nunzi |
Produzione |
Ral
Gruppo |
Interpreti |
Alberto Luca Recchi, Giulia Ottonello, Carlo Ragone,
Beatrice Luzzi, Tony Allotta, Piermaria Cecchini, Natascia
De Nicola, Alessandra Miccichè, Heloise Chapman,
Serena Guzzon |
Anno |
2006 |
Genere |
commedia
musicale |
On
stage |
Teatro Alfieri (TO) |
Note |
Effetti
speciali a cura di Proxima |
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Squali,
una storia vera! Un sogno. Così viene presentato questo
anomalo, per i palcoscenici italiani, spettacolo La storia
vera è quella di Alberto Luca Recchi, un passato da
amministratore di una grande società ed un presente
da giornalista, documentarista e fotografo subacqueo.
Il sogno è la messa in scena che Recchi con la complicità
del regista Duccio Forzano, sceglie vestito, contenitore dei
suoi racconti.
Una storia che viene raccontata in prima persona da Recchi
in forma più di narrativa che non recitativa. L’autore
non è un attore e la cosa emerge in maniera abbastanza
vistosa nella tonalità vocale monocorde e nella “gestione”
dello spazio scenico rigido e meccanico. Il suo corpo slanciato
e robusto, è statico, i suoi movimenti sul palco incerti
e forzati. In prima persona evoca il primo incontro con uno
squalo, la passione per questi predatori dei mari che cresce
in lui sino agli studi successivi che lo hanno portato ad
indagare “a fondo” questo immenso Blu e testimoniare
in seguito a difesa di questi mangiatori di uomini, circondati
da una nomea immeritata e frutto di sporadici attacchi a sub
e surfisti. Il suo racconto letteralmente nasce da un dialogo
tra il grottesco ed il surreale con una fantomatica controparte
interpretata da Carlo Ragone, una sorta di avvocato del dialogo
che funge da spunto per Recchi per imbastire i suoi monologhi.
Monologhi intervallati da contributi come i dialoghi con la
moglie apprensiva (un Beatrice Luzzi composta in postura ed
una recitazione “stonata” da Accademia Melo-Drammatica)
ed i testimoni di “incontri ravvicinati del terzo tipo”
come lo scrittore Melville (?) ed il sopravvissuto Tony Alotta,
il cui racconto nel duplice ruolo di testimone/protagonista
ha la medesima potenza evocativa e forza visiva del monologo
sull’attacco di squali del Capitano Quint nel film Lo
squalo di Steven Spielberg.
La messa in scena dello spettacolo è un continuo tentativo
di coinvolgere lo spettatore a livello emotivo utilizzando
la dimensione onirica del sogno evocata da contributi multimediali
(filmati e foto dello stesso Recchi), effetti speciali “presi
a prestito ed elaborati” dal team creativo del prestigiatore/incantatore
David Copperfield, luci accecanti e raggi laser sparati verso
la platea in maniera troppo insistita, intermezzi musicali
affidati alla voce dell’ex Amica di Maria de Filippi
Giulia Ottonello, in stile Broadway.
Ma è puro formalismo senza emozione, estetica fine
a se stessa in capace di suscitare emozione o supportare gli
spunti emotivi che di tanto in tanto si affacciano in scena
attraverso l’uso il veicolo verbale. Un patchwork fatto
di parole, filmati, canzoni e danze in cui non si raggiunge
mai una coesione e fluidità accettabile.
Molto fumo, come quello che accoglie in sala il pubblico per
evocare il fondo marino e poco arrosto; grande attenzione
alla forma, meno al contenuto. Uno spettacolo freddo, poco
coinvolgente. Un susseguirsi di pochi alti (Ottonello ed Alotta)
e molti bassi, per uno spettacolo che procede in maniera meccanica
e disarticolata, suscitando soprattutto noia ed una certa
assuefazione per tanta opulenza produttiva. [fabio
melandri]
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intervista
alberto luca recchi | |
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