Nel
415 d.C. ad Alessandria d’Egitto Ipazia, matematica,
figlia del Rettore dell’Università della
città, viene uccisa da un gruppo di monaci
combattenti che applicano le regole di Cirillo nominato
patriarca nel 412 d.C..
Il monologo ricostruisce la storia della matematica:
la sua infanzia, la vita con gli studenti, i giorni
da perseguitata perché simbolo della “vecchia
Alessandria”, quella prima dell’arrivo
di Cirillo, di una nuova religione, di nuovi poteri.
Il testo si domanda quanto debba essere intelligente
un’ideologia, sia essa religiosa o laica, per
valorizzare la cultura che trova senza schiacciarla.
Messaggio quanto mai attuale: il filosofo Russell
diceva che viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza
è piena di dubbi e la stupidità vive
di certezze.
Quello che accade in scena, come sempre, è
lo scontro tra due civiltà: quella colta e
pagana di Alessandria d’Egitto e quella religiosa
che si afferma dopo l’editto di Costantino.
Strano
contrappasso, i martiri cristiani all’inizio
dell’affermazione del cristianesimo nell’Occidente
erano i perseguitati, in questa storia diventano i
persecutori di nuovi martiri, quelli pagani, quelli
“intellettuali” di Alessandria. Ipazia,
donna colta, cresciuta al sapere da un padre illuminato,
dichiara: “La paura e la violenza appartengono
agli uomini, non a Dio. Dio, se esiste, è amore”.
La
scena è essenziale, leggii con microfoni, luci
soffuse, in cui l’attrice Francesca Bianco si
muove passando dalla lettura recitata di un brano
all’altro. La protagonista è versatile,
ha una bella presenza scenica, una voce calda. Lo
sguardo cambia continuamente: teso e fuori dal tempo
nella prima scena, entusiasta nel rievocare la sua
infanzia, incredula e impaurita quando si sente perseguitata,
dolce e sognante quando afferma il suo essere donna
libera, curiosa, amante del sapere che è accogliente
della diversità, mai cieco o fanatico. Il testo
è ben scritto ed esprime un mondo femminile
profondo e intenso.
La
regia di Carlo Emilio Lerici è pulita, infonde
ritmo alla lettura recitata. Molto bella la scena
d'apertura, in cui l’attrice è già
sul palco quando il pubblico entra. È già
Ipazia, guarda il pubblico dubbiosa non sapendo se
sarà o non sarà con lei. Interessante.
Bravi tutti.
[deborah ferrucci]