|
Autore |
Gianni
Clementi |
Regia |
Saverio
Di Biagio, Gianni Clementi |
Scene |
Carmelo
Giammello |
Costumi |
Andrea
Stanisci |
Luci |
|
Coreografie |
|
Musica |
Davide
Cavuti |
|
Siamo
negli Anni '70 (lo si intuisce vagamente dai vestiti
dei protagonisti), nel pieno degli anni di piombo (lo
si capisce solo all'inizio del secondo atto). Fosco,
40enne titolare di uno sfasciacarrozze della periferia
di Roma (reso palese dall'accento dei personaggi), con
precedenti penali alle spalle, corre dietro la bella
vita e le donne, per evadere da una realtà fatta
da un fratello ritardato strappato dal manicomio (Manlio)
ed una moglie troppo oppressiva a cui dare i resti.
Lo sfascio diviene allora il polo aggregante di una
piccola umanità di periferia, in bilico tra l'arte
dell'arrangiarsi e la piccola delinquenza. L'aiuto proviene
dalle numerose conoscenze di Fosco e dall'attesa dell'occasione
buona. E l'occasione si presenta quando Ugo, un poliziotto
vittima di una perdita al gioco, obbliga Fosco a rendersi
suo complice in una rapina in gioielleria, con l'infame
Diecilire a fare da palo nonché autista. La rapina
si conclude al meglio, ma i 'veri' problemi iniziano
subito dopo...
Questa è la storia de "Lo
sfascio" di Gianni Clementi che
vede Nicolas Vaporidis, (noto per i trascorsi nel cinema
giovanilistico da "Notte
prima degli esami" e similiari),
nei panni di Diecilire, Alessio di Clemente in quelli
di Fosco, Augusto Fornari veste i panni del ritardato
Manlio e lo Scrocchiazeppi di "Romanzo
Criminale Il Serial" Riccardo De
Filippis nel ruolo del poliziotto Ugo. Chiude il cast
Jennifer Mischiati, come moglie di Fosco ed in altre
due apparizioni a sorpresa.
"Lo
sfascio" tende a trasporre sul
palcoscenico trame, atmosfere, personaggi e situazioni
alla “Romanzo Criminale”. E qui risiede
tutto il coraggio e al contempo l'inadeguatezza dello
spettacolo. La trama procede per situazioni che si
susseguono l'una sull'altra in maniera incostante,
con un ritmo troppo al di sotto di un livello di guardia
accettabile; gli anni Settanta e il clima cupo del
terrorismo dilagante per le strade di Roma (nello
specifico) mancano completamente per tutta la prima
ora di spettacolo, per irrompere in maniera artefatta
e fastidiosamente invadente all'inizio della seconda
attraverso un'invenzione (?) drammaturgica abbastanza
elementare; i personaggi poi sono ombre “criminali”,
caratterizzati da un singolo elemento reiterato, riproposto
senza soluzione di continuità, fino allo sfinimento.
A farne maggiormente le spese sono il Manlio di Fornari
e Vaporidis capace di una sola espressione riproposta
in più e diverse occasioni.
Va bene che Gianni
Clementi non è Giancarlo De Cataldo, ma la
scrittura dello spettacolo - quindi la base di tutto
l'impianto drammaturgico -, risulta debole, inconsistente,
priva di qualsiasi pathos, climax emotivo e/o drammaturgico;
manca il supporto registico, dello stesso Clementi
e di Saverio Di Biagio, che giustappone una situazione
dopo l'altra, costruendo un pericoloso domino in cui
l'inadeguatezza di una tessera si ripercuote sulla
successiva e su quella dopo. E così via, così
via, così via...
Lo sfascio... Di nome
e purtroppo di fatto! [fabio
melandri]
|
Interpreti |
Nicolas
Vaporidis, Augusto Fornari, Alessio Di Clemente,
Riccardo De Filippis, Jennifer Mischiati |
Produzione |
Mind
Production, Simone Giacomini |
In
scena |
fino
al 17 novembre al teatro Sala Umberto | Roma
|
Anno |
2013 |
Genere |
drammatico |
|
|
|