Nel
60° anniversario dell’uscita del film (correva
l'anno 1954 quando la MGM produsse “Sette
spose per sette fratelli” diretto
da Stanley Donen con la magica fusione tra sceneggiatura
- ispirata a Biancaneve - con le musiche di Adolph
Deutsch e Saul Chaplin - vincitrici dell'Oscar - e
le straordinarie coreografie di Michael Kidd), torna
sul palcoscenico una nuova edizione del musical. Diretta
da Massimo Romeo Piparo questa versione vede Flavio
Montrucchio e Roberta Lanfranchi nei panni dei protagonisti,
il burbero Adamo e la sognatrice Milly, accompagnati
da un gruppo di 20 ballerini-cantanti-acrobati. Il
tutto condito da una band dal vivo, che anima la partitura
dello spettacolo.
La
storia è arcinota: Adamo Pontepee, maggiore
di 7 fratelli, rozzi boscaioli che vivono tra le montagne
dell'Oregon, stanco della solitudine vuole prendere
moglie. Conquista Milly la quale ben presto scopre
di doversi prendere cura non solo del marito ma anche
di altri 6 rozzi uomini disordinati e rissosi…
Come una versione a ruoli ribaltati di “My
Fair Lady”, è la dolce
Milly a insegnare le buone maniere ai grezzi fratelli
e far loro conquistare il cuore di sei ambitissime
fanciulle.
La
scelta di Romeo Piparo di suonare dal vivo le musiche
dello spettacolo (tornando alle origini quando con
il Teatro della Munizione portò a teatro “Jesus
Christ Superstar” ed “Evita”)
si rivela vincente e con le debite proporzioni avvicina
la platea all'East End londinese o a Broadway.
Si
resta invece perplessi sulla scelta dei protagonisti:
Montrucchio dimostra applicazione e buona volontà
sia nel recitato che nel canto, ma si avverte (forse
per emozione del debutto, o per altro...) una mancanza
di naturalezza che se nel canto (vista la voce non
possente e le musiche che poco si addicono al suo
timbro) è giustificabile, nel recitato lo è
molto meno. Evidente ed eccessiva l’attenzione
data a tecnica e dizione, che mostra un’insicurezza
di fondo. E se per il canto il discorso può
estendersi alla Lanfranchi, riguardo la recitazione
la protagonista dimostra di trovarsi maggiormente
a suo agio, ponendosi una spanna sopra al partner
di scena.
Il
resto della compagnia è funzionale ad uno spettacolo
leggero, brioso nelle intenzioni ma che nella seconda
parte tende a sedersi un po' su se stesso. Nulla di
entusiasmante: se da una parte lascia l'amaro in bocca
ad un pubblico più esigente, dall'altra nel
complesso si gusta con un certo piacere, pur mancando
momenti di forte emozione.
[fabio
melandri]