“Sette”
sono i vizi capitali (lussuria, accidia, gola, invidia,
superbia, ira, avarizia) espressi dalle altrettante
donne interpretate da Nancy Brilly. L’entrata
in scena dell’attrice è un po’
secca, confusa, come la scenografia troppo piena di
oggetti. Ma poi arriva la vera star dello spettacolo:
l’orchestra guidata da Dosto&Yevski, la
Musicomix Orchestra, ironica, attenta ai monologhi
dell’attrice, vero momento teatrale dello spettacolo,
di presunta origine balcanica, strampalata ma efficace.
Come l’orchestra del film “Il concerto”:
autentica.
Nancy
Brilly canta, balla, recita, ma non convince. A prescindere
da una evidente indisposizione che la rende afona,
ha comunque tempi e voce da attrice di cinema e di
televisione. I gesti come la voce non tengono in considerazione
lo spazio scenico. Si affida alla simpatia e carisma,
soprattutto in due personaggi in cui riesce ad immedesimarsi:
la donna borghese accidiosa e indolente, ciondolante,
cui pesa solo il pensiero di un’uscita serale,
figuriamoci un viaggio e la donna avara, perennemente
a caccia di un invito a cena di qualche spasimante.
Brilli fatica a trovare una sua verità, come
se i personaggi non le appartenessero. Fatica anche
a tenere la voce fino alla fine delle canzoni che
interpreta. Ci vorrebbe meno Brilli personaggio e
più attrice.
A
volte lo spettacolo risente della pluralità
degli autori del testo, personaggi, stili, modi diversi
di vedere il mondo femminile. Non c’è
un filo conduttore, non c’è un’idea
forte che ispiri la trama. Sono frammenti di donne.
C’è dell’ironia, ma non affonda;
c’è malinconia e tristezza a volte, come
nella bambina che mangia per dimenticare una madre
assente, ma sembra quasi casuale, come se l’autore
abbia pudore o vergogna di aprire la porta di quel
dolore, per timore di annoiare lo spettatore. L’ironia
non è graffiante, non scava nelle motivazioni
dei personaggi: si privilegia un livello superficiale
e banale che non lascia un’impronta nel pubblico,
rischiando l’effetto anestetizzante, come le
pillole che ingurgita in continuazione il personaggio
della donna manager, per resistere allo stress delle
troppe cose da fare. [deborah
ferrucci]