Sequestro all'italiana


Anno
2012

Genere
drammatico

In scena
fino al 29 gennaio
Teatro Piccolo Eliseo, Roma

Autore
Michele Santeramo
Regia
Michele Sinisi
Scene
Michelangelo Campanale
Costumi
Michelangelo Campanale
Luci
Michelangelo Campanale
Interpreti
Vittorio Continelli,
Michele Sinisi
Produzione
Teatri Abitati, Residenze teatrali in Puglia con Comune di Andria in collaborazione con Festival Castel dei Mondi

 

Adriano e Ottavio sono due nomi altisonanti. Il destino di chi ha nomi così dovrebbe essere lucente e di successo. E Adriano lo ripete spesso, quasi come un mantra. La realtà dei protagonisti che portano questi nomi, però, è ben diversa.

Un palco inclinato fatto di mattonelle, una finestrella sospesa e, sul lato opposto e in diagonale, una porta. La storia inizia da un fermo immagine: i due attori prendono vita continuando un discorso che, battuta dopo battuta, ci fa capire di cosa stanno parlando.
Siamo nell’ingresso di un asilo ed hanno appena sequestrato una scolaresca con l’insegnante. È un atto estremo: sperano di ottenere un colloquio col sindaco e di alzare l’attenzione mediatica sulle loro questioni e bisogni. I poveracci in realtà non sono criminali: si preoccupano dei bambini (la perdita di sangue dal naso di uno di loro è un motivo di forte angoscia per entrambi) e nei dialoghi serratissimi si comprende che non vogliono fare del male a nessuno. L'atteggiamento è tutto nel titolo della pièce “Sequestro all’italiana”, che pone sotto la luce di una farsa anche un atto violento come il sequestro.

Vittorio Continelli (Adriano) e Michele Sinisi (Ottavio) sono talmente affiatati da riuscire a superare qualche black out di memoria senza gravi danni. Lo spaccato quotidiano che emerge, aldilà dell’umorismo che suscitano accenti pugliesi o espressioni dialettali, è di assoluta decadenza. Attraverso i telefonini che squillano si tracciano le loro vite: Adriano parla con la moglie che lo ha tradito e lasciato, Ottavio con la mamma e con un avvocato che cerca di lucrare su questa storia. E le telefonate con la polizia nel vano tentativo di arrivare al sindaco.

Un finale spiazzante fa di questo testo un gradevole esempio di drammaturgia contemporanea (finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009) che attinge dal quotidiano per reinventarsi. Si avvale di pochi elementi scenici, ma di un’ottima e verace interpretazione.
[patrizia vitrugno]