Secondo
Me è un dramma, il cui inizio ricorda più
una commedia. La vicenda racconta la storia di Giuseppe,
falegname (interpretato da Michele La Ginestra, autore
e protagonista), e prosegue sulle analogie alla storia
de «Il» Giuseppe, padre del figlio del
dio cristiano. Giuseppe è un ragazzo semplice,
cresciuto nella bottega di un attempato omonimo (Sergio
Fiorentini) dal quale apprende il mestiere della lavorazione
del legno con la relativa pacatezza che lo caratterizza.
Giuseppe agisce con calma e questo si rispecchia anche
nella vita, come in quella di ogni altro Giuseppe.
Si vive tra "gli odori più antichi del
mondo": in primis quello del legno, tanto archetipico
per l’uomo quanto l’odore del pane.
Il ragazzo trascorre interi pomeriggi in bottega,
giocando ed innamorandosi della figlia del suo mentore,
interpretata da Corinne Bonuglia. Nasce l’amore
per una ragazza dalla silhouette leggiadra e dall'odore
«intenso e delicato come quella del legno del
pesco». Maturando, il giovane Giuseppe, ormai
divenuto a sua volta falegname, affronta le prove
della vita che accomunano tutti gli esseri umani indipendentemente
dall'estrazione sociale e dalla formazione culturale.
Ed è a questo punto che la commedia, inizialmente
frizzante, si trasforma inaspettatamente in un dramma
che tenta di affrontare tematiche che spaziano dal
tradimento alla morte, dalla violenza alla spiritualità.
Per la verità ciò che poco convince
dello spettacolo è proprio la velocità
con cui questi dilemmi vengono passati in rassegna,
susseguendosi ad un ritmo che lascia perplesso lo
spettatore. Comicità, amore, morte, poi violenza
negli stadi e adolescenza, morte e spiritualità:
con la stessa inadeguatezza di questo elenco, chi
osserva è costretto a mutare il proprio sguardo
verso il palco in modo repentino.
Se il testo convince a metà, non tanto per
le trovate comiche (ben congegnate) quanto per la
raffica di morali universali, l'interpretazione di
Sergio Fiorentini riesce pienamente, sovrastando le
comunque buone interpretazioni degli altri presenti
(lo stesso Michele La Ginestra fra tutti). Pur essendo
parte di una messa in scena dalle scenografie semplici
e funzionali, la sua performance camuffa i dialoghi
rendendoli verosimili, tangibili e quotidiani, impreziosendo
il palco e riuscendo nell'ardua impresa di far dimenticare
che ciò che si osserva è puro gioco,
finzione.[simone salis]