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Autore:
Paolo
Virzì |
Traduzione:
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Regia:
Paolo
Virzì |
Scene:
Renzo Bellanca, Tonino Zera |
Costumi:
Alessandro
Lai |
Luci:
Umile Vainieri |
Musica:
Carlo Virzì |
Produzione:
Teatro Eliseo / Nuovo Teatro |
Interpreti:
Silvio Orlando, Sergio
Albelli, Paola Balzarro, Antonella Bavaro, Francesco
Brandi, Chiara Caselli, Fortunato Cerlino, Roberto Citran,
Salvatore D’Onofrio, Evelyn Hanack, Lorenza Indovina,
Eva Kiss, Mimma Lovoi, Edoardo Natoli, Antonio Petrocelli,
Marina Rocco, Maria Laura Rondanini, Chiara Sani, Alessandra
Stordy, Silvio Vannucci |
Anno
di produzione: 2010 |
Genere:
commedia |
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Forse
ci sarebbero un paio di domande da porre. Forse sarebbe
stato il caso di chiedersi quanto possa essere interessante
analizzare "vita, morte e miracoli" di un
uomo medio. E se la risposta fosse stata positiva,
forse avrebbe giovato chiedersi perché svelare
proprio tutti i retroscena di una banale vita comune.
E se anche questo non fosse bastato, chiedersi infine
perché sottoporre al pubblico teatrale la noia
di uno spettacolo televisivo.
Paolo Virzì costruisce uno studio tv intorno
alle vicende di Michele Cozzolino (un Silvio Orlando
poco in forma, dispiace ammetterlo), il medio man
che, in coma, si trova in una sorta di non-luogo intermedio
tra la vita e la morte e ripercorre la sua vita sotto
forma di brevi sketch televisivi. A condurre il programma
due improbabili conduttori (Roberto Citran e Chiara
Sani) che riproducono con qualche eccesso il tipico
presentatore del reality.
Nello show "Se non ci sono
altre domande" non mancano gli opinionisti,
caratterizzati abbastanza banalmente, che intervengono
sostenendo chi la tesi del nulla ma con parole di
grande impatto, chi la tesi dello scontro a ogni costo,
contornato da tipiche scuse finali. Infine gli ospiti:
dalla maestra delle elementari ai genitori defunti,
dalla moglie tradita alle amanti mai dimenticate o
addirittura rimosse. In due atti interminabili scopriamo
la vita di un uomo di cui però c'è poco
da scoprire: tutto è chiaro sin dall'inizio.
Interessante l'idea di riprodurre uno show del piccolo
schermo in punto di morte, quasi un moderno limbo
in attesa del giudizio finale, ma nel complesso la
storia si trascina per più di due ore con troppe
lungaggini e scarsa drammaturgia. La commistione di
linguaggi (televisivo e teatrale) risulta poco rodata,
faticosa e troppo spesso noiosa. [patrizia
vitrugno]
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