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Anno
2012
Genere
monologo
In
scena
fino al 23 maggio
Teatro Vascello | Roma-
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Autore |
Marguerite
Yourcenar |
Regia |
Massimo
Verdastro |
Scene |
Stefania
Battaglia |
Costumi |
Stefania
Battaglia |
Luci |
Valerio
Geroldi |
Interpreti |
Manuela
Kustermann |
Produzione |
TSI
La Fabbrica dell'attore Teatro Vascello |
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Scritte
al culmine della sofferenza per l'amore non corrisposto verso
lo scrittore André Fraigneau, le prose liriche di “Fuochi”
uscirono in volume nel 1936 e furono accolte come la prima grande
prova del talento letterario della trentenne Marguerite Yourcenar.
L'opera è suddivisa in monologhi scanditi dalla forza
lacerante dell'amore oscuro, ognuno affidato alla parola di
eroine provenienti da un passato mitico ma trasferite, per l'occasione,
nel caos di un mondo contemporaneo che ha smarrito ogni riferimento
al sacro. Antigone, Pentesilea, Clitennestra, Maria Maddalena:
agiscono all'interno di una superficie mondana segnata da rapporti
di forza mutevoli e da amori ancor più fuggevoli che
nel mito.
Per celebrare la scrittrice
francese, Manuela Kustermann ha scelto una delle partiture
liriche più intense di “Fuochi”, quella
dedicata a Saffo. Trasformata dalla Yourcenar in un'acrobata
da circo, la poetessa greca si esibisce davanti a pubblici
adoranti, pronti a trattenere il respiro ad ogni suo volteggiare
in cielo. Città come Atene e Alessandria fanno da sfondo
alle più ardite esibizioni di Saffo, che sono nulla
di fronte al folle volo rappresentato dalla passione che la
donna nutre per Attide, l'incantevole e contesa fanciulla
dei fiori. In nome di quell'amore senza via d'uscita, la poetessa
si aggrappa per l'ultima volta al trapezio e, tragicamente,
si lascia cadere nel vuoto.
La Kustermann affronta
il monologo immergendosi sia nella parte di Saffo che in quella
della narratrice, in una fusione di voci che arricchisce di
sostanza un testo insidiosamente visionario. La passione,
che si alimenta di piccole gioie e grandi delusioni quotidiane
fino a farsi gesto finale, vibra nell'alternarsi di pensieri
e parole che l'attrice imprime al volo dell'acrobata. La scenografia,
curata assieme ai costumi da Stefania Battaglia, con pochi,
ma fondamentali elementi, si fa luogo della memoria: un tavolino
da trucco, due sedie, un appendiabiti con specchiera, un cerchio
da acrobata. Luci ben calibrate colorano la passione di sfumature
contrastanti, mentre le musiche tratte dalla tradizione del
pop inglese irrobustiscono i momenti più lirici di
questo dramma senza tempo e senza consolazione.
[valerio refat]
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