Giulietta
giace sul letto come morta e Romeo, credendola tale,
beve il veleno e si uccide. Lei si risveglia, trova
l'amato morto e, non sopportando di restare senza
di lui, si pugnala. Così finisce la tragedia
di William Shakespeare sui due sfortunati amanti di
Verona. E così comincia il balletto dedicato
loro dal Balletto di Milano. Dalla fine e poi daccapo,
ripercorrendo i momenti salienti della storia d'amore,
per ricongiungersi al punto da cui si era partiti
e terminare con una visione onirica: un posto, da
qualche parte, dove Romeo e Giulietta sono finalmente
insieme, per sempre.
Non entriamo nel merito di un giudizio tecnico sulle
doti dei danzatori, visto che non siamo esperti conoscitori
di quest'arte; possiamo tuttavia riconoscere che gli
amanti di Teresa Molino e Martin Zanotti sanno essere
sensuali, come il ruolo comanda e vivi, leggeri, fluttuanti.
L'intera struttura del balletto, in due atti, è
uno spettacolo per gli occhi, con coreografie complesse
e accattivanti, che dimostrano il coordinamento e
il feeling dell'intera compagnia. Ma è è
anche uno spettacolo per l'udito, grazie alle musiche
di Cajkovskij tratte non solo dal suo "Romeo
e Giulietta", ma anche da altre opere
del compositore russo.
Le scene sono così essenziali, che è
disarmante constatare quanta suggestione possa derivare
dal semplice utilizzo di tele bianche, adeguatamente
mescolato a un sapiente gioco di luci. A questo si
aggiunga la scelta dei costumi, interamente improntata
sul contrasto del banco e nero; se ne ricava una perfetta
mescolanza di ingredienti per un'opera che, per dirla
semplicemente, dà gioia.
[marina viola]