Resistenze,
in un susseguirsi di emozioni contrastanti, mette
in scena il più arcaico degli ossimori: l’Amore.
L’impulso che ci anima è narrato con
soavi incontri di corpi che si disperdono l’uno
nell’altro per poi separarsi brutalmente. La
voce, quale elemento di espressione, è elevato
dal linguaggio del corpo che si dissolve in movimenti
sinuosi, prolungati nello spazio come linee immaginarie.
La danza diventa manifestazione delle esperienze quotidiane
dove regnano caos, passione e istinto primordiale.
Ogni percezione e ogni senso sono messi in gioco:
lo sguardo lascia spazio alle parole, il cui limite
è colmato e arricchito dai gesti. Recitazione
e danza si sostengono, alimentate dal vibrante suono
di una chitarra acustica, che accompagna e guida i
protagonisti. La voce di un ”cantastorie”
segue le scelte, giustificandone i passi.
Le trepidanti coreografie di Federica Capecchi (con
le quali ha debuttato a giugno 2008 alla 6° Biennale
Internazionale di Danza Contemporanea di Venezia,
con una creazione originale sul tema “Beauty.
Art is beautiful!”), raccontano la vita nelle
sue necessità e nelle mancanze. Il succedersi
di andamenti armonici esprimono, inizialmente, un’unione
d’intenti dei personaggi, per mutare poi in
conflitto, sfida, lotta fino all’esaurimento
delle energie. Forze primigenie si contrappongono,
scandendo la dimensione reale e mentale. Si assiste
all’evoluzione di un sentimento che con ciclicità
si ripete all’infinito, ha origine grazie all’uomo,
il quale con inconsapevolezza ne vive ogni aspetto,
per poi essere lasciato in compagnia di un’irragionevole
solitudine. Il corpo con rabbia si dimena, rifiutando
l’irrazionale sofferenza e impadronendosi dello
spazio finisce con l’implodere su se stesso.
Il divenire delle cose fa sì che ogni momento
non sia mai uguale, ma si trasformi in qualcos’altro.
La fluidità nelle movenze degli “attori
danzanti“, personifica tale cambiamento.
Il pubblico non solo è testimone di una verità
universale ma ne gode dall’origine, ne è
il protagonista e vive l’esperienza dell’incontro,
dell’avvicinamento e del contatto. Resistenze
parla di ciascuno di noi, mostra con voce, suono e
soprattutto movimento i moti che scuotono i corpi,
da cui nessuno può esimersi.
[valentina di santo]