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Autore:
Hans Christian Andersen |
Traduzione:
Teresa Ludovico |
Regia:
Teresa
Ludovico |
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Scene:
Vincent Longuemare |
Costumi:
Ruth
Keller |
Musica:
-------------------- |
Luci:
Vincent Longuemare |
Compagnia:
------------------------- |
Produzione:
Teatro Kismet Opera, Festival di Atene |
Interpreti:
Elisa Canessa/Valentina Franchino, Sonia Diaz, Elisabetta
Di Terlizzi, Eve Guerrier, Francesco Manenti, Augusto
Masiello, Federico Dimitri/Alberto Prandini |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
fiaba |
In
scena:
fino al 6 gennaio 2010 al Teatro
Valle, Via del Teatro Valle, 21 Roma
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Il
diavolo, il male assoluto, mostra ai suoi cattivi
seguaci l’ultima invenzione: uno specchio che
nel riflesso cancella tutto il bello del mondo e ne
esalta il brutto. Ma la diabolica arma si rompe e
crea un danno ancora più grande, frantumandosi
in milioni di pezzi e cadendo sulla Terra. Proprio
un pezzetto dello specchio finisce negli occhi del
giovane Kay, scivolando fin nel suo cuore che diviene
di ghiaccio, facendogli dimenticare la cara amica
Gerda e rendendolo schiavo della perfida Regina della
neve, bella e crudele.
Le favole di Andersen non hanno mai un approccio facile
per i bambini, anzi: presentano un mondo duro e complesso
dove il male è davvero male e i cattivi lo
sono in modo crudele. Ma alla fine i buoni trionfano
sempre. E così sarà anche nella Regina
delle Nevi che, nell’originale adattamento di
Teresa Ludovico, va in scena al Teatro Valle fino
al 6 gennaio.
La messa in scena è attraente e spettacolare:
si utilizzano piccoli trucchi e costumi che ingigantiscono
le persone e abilità circensi in cui gli artisti
si profondono in balletti aerei sospesi a lacci di
stoffa. L’entrata in scena della terribile regina
del ghiaccio è accompagnata da cupe musiche
giapponesi e essa stessa è inquietante, col
volto mascherato e l’aspetto gelido. Forse non
è la coreografia più serena per un pubblico
infantile, ma di certo è accattivante per uno
spettatore più adulto. L’atto unico in
sessanta minuti è sempre una scelta ben accetta,
perché favorisce la massima concentrazione
e l’immedesimazione nel racconto, che è
complesso e richiede un minimo di conoscenza della
trama narrata. Il duetto delle cornacchie è
la scena più divertente dell’intera rappresentazione
e strappa sorrisi a grandi e piccini.
[marina viola]
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