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Anno
2012
Genere
commedia
In
scena
in turnè
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Autore |
Eduardo
De Filippo |
Regia |
Carlo
Giuffrè |
Scene |
Aldo
Terlizzi |
Costumi |
Aldo
Terlizzi |
Luci |
Umile
Vainieri |
Musica |
Francesco Giuffrè |
Interpreti |
Carlo
Giuffrè,
Maria Rosaria Carli, Antonella Cioli, Francesco D’Angelo,
Paolo Giovannucci, Antonella Lori,
Piero Pepe, Giusppe Piacquadio, Pina Perna, Claudio
Veneziano |
Produzione |
Diana
Or.i.s. – Gianpiero Mirra |
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Dopo “Napoli milionaria”,
“Natale in casa Cupiello”,
“Il sindaco del rione Sanità”
e le “Voci di dentro”
il Giuffrè mette in scena nuovamente un’altra opera
del commediografo attore napoletano.
“Questi fantasmi”
è una commedia dell’ambiguità in cui Pasquale
Lojacono (Giuffrè) si trasferisce con la famiglia in
un immenso palazzo signorile in via dei Tribunali 176 dove in
cambio della residenza gratuita deve affacciarsi allegramente
ogni mattina dai 68 balconi dando prova al vicinato ed alla
città intera, che l’appartamento non è infestato
da fantasmi.
I familiari sono ignari del patto e delle dicerie e Pasquale
sembra non curarsi troppo delle credenze. Tuttavia, man mano
che i racconti del portiere Raffaele (Piero Pepe), di sua sorella
Carmela (Antonella Lori) e del dirimpettaio Professor Santanna
si fanno più vividi, il protagonista si convince della
loro esistenza ed interpreta ogni avvenimento della sua vita
come una loro presenza. Nasce così una esilarante commedia
degli equivoci in cui Lojacono si convince di essere benvoluto
dagli spiriti. Un mondo ultraterreno pervade e circonda la sua
vita e sembra impedirgli di accorgersi della realtà.
Le strane regalie di Alfredo, amico della moglie, divengono
così il segno del benvolere dei defunti, i litigi tra
questi, una lite tra Alfredo e la sua famiglia, una lezione
esemplare.
Una trovata finale porterà a un insperato lieto fine
moralmente corretto ma in tutta lo spettacolo mai si riesce
a comprendere se il protagonista finga di non avvedersi o creda
realmente ad una versione soprannaturale.
In questo lavoro De Filippo ha inteso rappresentare l’illusione
facendo di Pasquale l’emblema dell’uomo che pur
consapevole della cruda realtà preferisce costruire un
versione diversa certamente più affascinante ed intrigante
che pacifichi il suo animo e gli permetta di vivere serenamente
malgrado le traversie.
Difficile dire se Pasquale agisca in mala o buona fede per raggiungere
il proprio scopo, per tal motivo la critica ha visto in quest’opera
influenze del relativismo pirandelliano magistralmente sottese
da Carlo Giuffrè che con mimica sottile, al limite della
percezione, riesce a suggerire ciò che non si può
o che lo stesso Eduardo non voleva render manifesto.
[paola di felice]
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