Testo
comico dal retrogusto amaro. Al teatro Sala Umberto
Francesca Reggiani ("La tv delle ragazze",
"Avanzi", "Tunnel", "Convenscion",
"Quello che le donne (non) dicono", "Le
ragioni dell' l'Aragosta"), con il monologo scritto
con Valter Lupo che è anche il regista ("Tutto
quello che le donne (non) dicono", sceneggiatore
per "Basilicata cost to cost", "Quo
vadis baby?"), si avventura nel mondo maschile
con la solita, triste consapevolezza che si tratta
di un mondo difficile. Si', perché, che si
parli di uomini di potere, di single fobici o di vecchietti
che hanno oltrepassato gli ottanta, ciò che
caratterizza il mondo maschile è "il modello
unico", ovverosia la donna-icona dei nostri giorni.
Schiavo dei mass-media, in una società che
stimola e fa nascere bisogni superficiali ma che non
soddisfa mai, affascinato e per nulla aiutato da una
donna alla continua ricerca di se stessa "allo
specchio, in una taglia 42", l'uomo si perde
tra trans, badanti o coetanee compiacenti.
La denuncia sociale della Reggiani continua sardonica
con alcuni dei personaggi più visti ed importanti
nella cultura televisiva: da Ghezzi a Signorini, da
Patty Pravo ad Antonella Clerici. Con continui parallelismi
tra pubblico e privato, tra crisi di coppia e crisi
economica e sociale, si prende parte ad uno spettacolo
dai ritmi sostenuti, ben accolto da una platea divertita
e capace di ridere delle proprie debolezze e del proprio
lato oscuro.
La Reggiani fa il verso agli uomini ed alle donne,
ad una società svuotata dai valori che non
sa più distinguere tra realtà e reality.
Insomma, nessuno ne esce pulito. Unica pecca gli eccessivi
richiami ad un repertorio che l'ha resa grande. Uno
spettacolo che diverte, senza impegnare troppo.
[sara chiù]