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Autore:
Emma Dante |
Traduzione:
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Regia:
Emma
Dante |
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Scene:
Emma Dante, Carmine Maringola |
Costumi:
Emma Dante |
Musica:
Gianluca Porcu, alias Lu |
Luci:
Cristian Zucaro |
Produzione:
Mercadante Teatro Stabile di Napoli, Théâtre
du Rond-Point, Paris Théâtre National de
la Communaté Française, Bruxelles |
Interpreti:
Manuela Lo Sicco, Clio Gaudenzi, Elena Borgogni, Emma
Dante, Ersilia Lombardo, Sandro Maria Campagna, Sabino
Civilleri, Antonio Puccia, Carmine Maringola |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
dramma |
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Chi
sono le pulle? Sono 5 puttane (pulle in palermitano),
nella fattispecie quattro travestiti e un trans che
attraverso l’intervento “salvifico”
di tre fatine raccontano in dialetto il loro mondo,
fatto di paura, vergogna, umiliazione e segreti familiari.
In un bordello dalle tende di damasco si contemplano
madonne a tinte accese vestite di strass, piume di
struzzo, pizzi, lustrini e guepiere?
Rosy, Sara, Ata, Moira e Stellina si addormentano
beate e in sogno ricevono la grazia da tre protettrici:
la fata danzante, la fata cantante e la fata parlante.
Attraverso un processo di metempsicosi, e sotto la
guida della levatrice delle fate Mab (Emma Dante,
che canta e coinvolge lo spettatore), le tre trasferiscono
nelle Pulle la loro anima femminile, incarnandosi
in un ibrido a metà tra i due sessi. Da questo
momento l’operetta morale “Le pulle”
diventa un racconto popolare, fatto di canzoni, monologhi,
dialoghi quotidiani davanti ai trucchi, sogni di nozze,
disturbi alimentari, violenze casalinghe e disfunzioni
fisiche. Ricco di travestimenti, trucchi, parrucche,
coreografie da avanspettacolo, lo spettacolo è
anche un percorso antropologico, iconografico, mitico,
nella natura e nell'immagine del trans, del femminiello,
dell'ermafrodito, dei mille modi in cui chiamiamo
questo essere che continua ancora a sfuggirci, uomo
che diventa donna, donna che si fa uomo.
La maestria che ancora una volta la regista siciliana
porta in scena, risiede nella semplicità della
narrazione che si miscela senza sbavature o intoppi
nella fantasmagoria delle scene semplici ma travolgenti,
dei costumi e dei corpi degli attori, che si plasmano
sui suoni e sulle parole espresse. La compagnia Sud
Costa Occidentale, i “suoi ragazzi” (difficile
se non impossibile riuscire a scegliere il migliore),
prosegue il cammino sperimentale e di ricerca. Ad
ogni cambio di quadro (non di scena, si badi bene),
inizia una nuova liturgia teatrale.
Come dice la regista: “Il teatro per me non
è un intrattenimento, è qualcosa di
mostruoso che mi invade e mi investe con tutta la
sua forza”. L’augurio che è la
mostruosità continui. [valentina
venturi]
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