In
occasione del bicentenario dalla nascita di Nikolaj
Gogol, il teatro Valle porta in scena uno spettacolo
tratto da una novella dell'autore russo intitolata
Possidenti di antico stampo,
dai “Racconti di Migorod” del 1845. In
essi emerge il lento disfacimento dei valori e dei
sentimenti della società russa di fine secolo.
Lo scrittore si ispira a due personaggi realmente
esistiti, ricordi della sua giovinezza, che rispecchiano
quelli già raccontati dal grande Ovidio nelle
sue “Metamorfosi” : Filemone e Bauci.
La storia è di due coniugi arrivati alla soglia
della vecchiaia, dopo una vita semplice e campestre:
Pulcherya Ivanovna si occupa con amore e pazienza
del marito, Afanasij Ivanovic, che senza di lei sarebbe
perduto. I dolori e gli acciacchi dei due sono addolciti
dal rispetto e dall’affetto reciproco. Intorno
a questo microcosmo, lento e ormai sulla via del tramonto,
ruota un macrocosmo di luci e colori, pieno di vitalità,
rappresentato dai giovani servitori e dai frequentatori
della casa. I due non hanno eredi e Pulcherya si occupa,
oltre che del marito, di una gattina alla quale è
molto affezionata. Quando l'animale si allontana e
si sottrae alle cure della padrona, nel cuore dell’anziana
donna si incrinia qualcosa. Al ritorno l'animale è
mutato e la sua comparsa è accolta come presagio
di morte. Poco dopo la consorte lascia vedovo inconsolabile
l’anziano marito che, trattato dalla servitù
al pari di un oggetto, segue la moglie in breve tempo.
Spettacolo di grande qualità, rappresentato
con successo dal 2001 al Teatro D’Arte di Mosca,
il più importante teatro di tradizione fondato
da Konstantin Stanislavskij e Vladimir Nemirovich-Dancenko.
I diversi pregi dell’allestimento, dal lavoro
drammaturgico a quello registico e attoriale sono
forse da riassumere in un’unica parola: ensemble.
La capacità dei professionisti che hanno contribuito
allo spettacolo è stata quella di fondersi
in un’unica voce per esaltare l’autore.
L'energia e la precisione nella scelta di ogni minimo
particolare sia registico che drammaturgico fanno
di questo spettacolo un esempio. Il regista Mindaugas
Kaurbausis è riuscito a far vivere in scena
un tesoro narrativo: tante le immagini che rimangono
impresse nell’occhio dello spettatore, dalle
oche starnazzanti, alla pila di piccoli comò
e dispense, costruita in scena in pochi minuti, al
gioco dei piatti. Bravissimi gli attori, tutti, dai
protagonisti ai giovani emergenti interpreti, è
proprio il caso di citare la famosa frase attribuita
a Stanislavskij: “Non esistono piccoli ruoli
ma solo piccoli attori”.
[annalisa picconi]