Stati
Uniti. Sandeval e Alvarez, agenti federali della sezione
di Analisi Comportamentale, tentano di ricostruire
un altrettanto bizzarro omicidio: una giovane viene
trovata accoltellata nella propria stanza da letto
e al piano di sotto, in cucina, svenuti sul pavimento
accanto ad una pozza d'acqua, ci sono la madre piena
di ferite e tagli ed il padre con in mano l'arma del
delitto e un cavo satellitare. Le vecchiette del vicinato
hanno visto tre uomini incappucciati fuggire per il
vialetto. Il compito di Sandeval - il classico detective
di carriera, noto per la sua infallibilità
- e Alvarez, la recluta che ha molto da imparare,
è di districare questa complicata matassa.
Ma in questo cosmo in stile "cartone animato",
non necessariamente le ipotesi devono essere realistiche...
A costo di dare una spiegazione ai fatti, i due agenti
sono disposti a tutto, anche ad usare un po' di fantasia.
“Pater Familias”
di Sergio Lo Gatto trae ispirazione dai numerosi serial
televisivi a sfondo criminale (da “C.S.I.”
a “Criminal Minds”) rielaborati attraverso
le lenti deformanti della parodia, del grottesco,
dei toni surreali: fonti potenziali di battute, gag
e risate. “Il progetto "Pater
Familias" - racconta l'autore - viene
presentato come uno studio sulla commedia, sul corpo
e sul potere dell'immaginazione, a partire da un'idea
drammaturgica. I protagonisti della storia, per risolvere
il caso immaginano tutte le possibili ipotesi, assurde,
comiche e incoerenti, per drammatizzarle provano ogni
combinazione in una ricostruzione fisica in cui, di
volta in volta, assumono i ruoli dei protagonisti
del delitto”. Ma come di solito accade, tra
il dire ed il fare - in questo caso tra il progettare
ed il realizzare -, c'è di mezzo il mare. Un
oceano, nel caso specifico.
Lo spettacolo, seppur con alcune gag divertenti, appare
confuso e logorroico tanto da perdere facilmente il
filo del racconto. La sensazione è assistere
ad un accumulo di parole a ritmo vertiginoso, volto
a coprire un vuoto contenutistico di base; come se
si premesse l'acceleratore di una macchina senza innescare
la marcia: il risultato è un gran frastuono.
La recitazione dei protagonisti Angelo Tantillo, Giulio
Pierotti e Susan El Sawi è incerta, elementare,
troppo ammiccante verso un pubblico che comunque sembra
apprezzare, per cortesia o convinzione. Sospendiamo
il giudizio. [fabio
melandri]