Tre
interpreti - due attori e un musicista -, due leggii
e poco altro. Subito il palco si anima delle storie
sagaci, ciniche, ironiche che descrivono l’Italia
di oggi.
Un paese di vetro come
narra il titolo, un paese che da un momento all’altro
può crollare, si può facilmente rompere,
come un bicchiere lasciato distrattamente all’angolo
di un tavolino.
Lo spettacolo attraverso il testo di Benni, dà
luogo ad una drammaturgia che ci immerge in situazioni
al limite del surreale, fa riflettere sulla superficialità,
la noia, il razzismo, l’amore, l’incomunicabilità,
l’ecologia e altri temi che quotidianamente
si affacciano nella nostra vita ma sembrano non riguardaci
mai personalmente.
Si ride, tanto, per sdrammatizzare ed esorcizzare
un finale tragico, ma resta anche la consapevolezza
di dover porre un limite all’arroganza, alla
mancanza di cultura, alla superficialità, all’indifferenza.
Bravi gli interpreti Sonia Barbadoro e Lorenzo Acquaviva:
riescono, in uno spettacolo che ha un unico fiato,
a rendere le molteplici sfaccettature dei personaggi
che interpretano, con veloci cambi in scena, alternati
alle belle canzoni di Arnaldo De Benedetti che più
di una volta, al pari di un terzetto strumentale interviene
e si fonde con le voci degli attori. Applausi calorosi
al finale.
Lo spettacolo è stato scelto dal Comitato per
le Pari opportunità in collaborazione con l’Università
di Tor Vergata per essere allestito a Settembre all’Aquila
presso le Tendopoli. Sarà presente Stefano
Benni. Verrà rappresentato anche in piccoli
spazi, quali la terrazza di un appartamento o un salotto,
come avveniva per il teatro d’appartamento.
[annalisa picconi]