«Un
esempio altissimo di teatro civile, un testo che andrebbe
letto, studiato e visto in scena da tutti» [teatro.org]
“Padroni
delle nostre vite”, tratto dalla
storia vera di Pino e Marisa Masciari, condensa in
azione scenica quasi 15 anni di vita dei coniugi calabresi
che, armati solo di coscienza e coraggio, hanno intrapreso
e portato avanti una strenua battaglia contro la più
spietata e pervasiva delle mafie, la ‘ndrangheta
calabrese.
Ture Magro, attore e regista,
dialoga con forza e partecipazione con il pubblico
e gli attori virtuali presenti su tre schermi, protestando,
urlando, rappresentando anche fisicamente la propria
battaglia, dapprima contro i mafiosi, poi anche con
le spersonalizzanti e cieche strutture statali; queste
ultime muovono lui e la famiglia come una semplice
pratica burocratica, di fatto negando i più
elementari diritti (come quello all’identità).
Fino ad abbandonarli di fatto nel momento più
critico. Tutti i personaggi secondari (mafiosi, giudici,
carabinieri), con abile scelta registica, compaiono
esclusivamente in proiezione filmica, privi di consistenza,
quasi a sottolineare l’unica realtà materiale
(e spirituale) del protagonista schiacciato dagli
ingranaggi della criminalità e della politica.
La
forza del dramma umano raggiunge con rara efficacia
la platea, coinvolgendola emotivamente e interrogandone
la coscienza, senza scomodare facili retoriche o esporre
tesi politiche. La bravura del protagonista fa invece
vivere la vita di un uomo che vuole semplicemente
ciò che gli spetta, tanto basta a caratterizzare
un dramma di impegno civile. Quanto mai lodevole l’apporto
del teatro diretto da Emanuele Faina per rendere accessibile
un testo toccante e impegnato, premiato recentemente
come “Miglior Spettacolo” al Festival
Inventaria 2013 - Teatro Dell’Orologio Roma
e vincitore anche del Premio del Pubblico al Roma
Fringe Festival 2013, che trascende la dimensione
del teatro per diventare vera educazione civica.
[maresa
retica, massimo stinco]