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Autore:
Sofocle |
Drammaturgia:
Michela Mancini |
Regia:
Duccio Camerini |
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Scene:
Alice Pizzinato, Leonardo Vacca |
Costumi:
Roberta Orlando, Livia Fulvio |
Luci:
Giuseppe Falcone |
Musica:
Fabrizio Sciannameo |
Compagnia:
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Produzione:
La Fabbrica dell’Attore, La Casa dei Racconti |
Interpreti:
Marta Iacopini, Cristina Pedetta, Salvo Lombardo, Simone
Tessa, Duccio Camerini, Fabio Frattasi, Arcangelo Iannace |
Anno
di produzione:
2008 |
Genere:
drammatico |
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Il
noto dramma di Edipo, narrato anche dal grande Sofocle,
è lo spunto per dar vita ad una rivisitazione
della celebre storia. Oedipus
on the top è il titolo dello spettacolo
in scena al teatro Vascello. Il lavoro è animato
da musica dal vivo, rock per la precisione, suonato
da due bravi musicisti e dalle immagini create dagli
attori. Poche sono le parole, (sporadicamente emergono
come urli soffocati), anzi nella presentazione lo
stesso Camerini, che interpreta il ruolo del padre,
(Laio re di Tebe), parla di “racconto a bocca
chiusa”. Uno spettacolo muto per ricreare un
intreccio conosciuto da secoli, per raccontare di
nuovo una storia già sentita, filtrata, e sfruttata
da tanti, compreso il grande Freud. Camerini immagina
una Tebe ancestrale e primitiva, il re e la regina
sembrano degli accattoni che vivono alla giornata,
i rapporti delineati tra i personaggi sono netti,
come quello servo/padrone; il servo, (pastore del
mito), rappresenterà la chiave finale di scioglimento
dell’enigma edipico. Edipo deriva dal greco
e nel suo significato letterale va tradotto con “uomo
dai piedi gonfi”, infatti il piccolo, poco più
che neonato, era stato esposto alle intemperie, a
causa di un tremendo vaticinio fatto a Laio: appeso
per i piedi, forati all’altezza della caviglia,
come si faceva con i capretti, per farlo morire dissanguato.
La pietà del pastore al quale era stato affidato
per essere ucciso e di una coppia senza figli, (Polibio
e Periebea sovrani di Corinto), lo aveva salvato.
Camerini in un interessane spostamento dall’asse
centrale del plot mitico, evidenzia la doppia natura
e nascita di Edipo, qui identificato come elemento
archetipico, il figlio, e la dualità che è
in lui fin dall’origine, e trasforma Polibio
e Peribea in una coppia borghese sterile, (in netto
contrasto con la precedente coppia di poveri Giocasta/Laio),
che all’arrivo di Edipo spezza la monotonia
di una vita a due, animata solo da impulsi sessuali
che sfociano talvolta in passionali tanghi. Il sangue,
la sua origine, richiama il figlio verso il suo destino
inevitabile. I quadri si susseguono freneticamente,
belle ed emozionanti le scene di Tiresia qui divenuto
il Mago, che come in un flash-foward rappresenta il
momento dell’accecamento di Edipo e quella dell’effettiva
perdita della vista: un gioco tra il mago e il figlio
che arrampicandosi su una struttura di tubi innocenti
si divertono a staccare direttamente le prese dei
proiettori che illuminano la scena. Originale l’utilizzo
simbolico di alcuni elementi scenografici e oggetti,
come il lenzuolo che prima segna la nascita del figlio,
poi il rapimento e il sangue delle caviglie forate,
si trasforma in manto e infine diviene il lenzuolo
del talamo nuziale dove si consumerà l’incesto
tra madre e figlio.
Essenziali e appropriate le luci e le musiche.
[annalisa picconi]
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