Non siamo qui per le telecamere


Anno
2013

Genere
commedia

In scena
fino al 24 marzo
Teatro Agorà | Roma

Autore
Carlo Dilonardo
Regia
Carlo Dilonardo
Scene
Nicoletta Sammartano
Trucco
Luna Dogges
Luci
Marco Zara
Interpreti
Alessandro Eramo, Iolanda Salvato, William Ansaldi, Roberta Stefanelli, Giglia Marra, Ferdinando Puglia
Produzione
Cubatea in collaborazione con Teatri&Culture

 

"Non siamo qui per le telecamere", in scena al Teatro Agorà fino al 24 marzo, è una disinvolta analisi del rapporto ormai morboso tra la società reale e il patinato reality televisivo. I giovanissimi Vincent (Alessandro Eramo) e Vanessa (Iolanda Salvato) sono gli ex concorrenti di una trasmissione tv: tronista lui (si rimanda ad apposita nomenclatura per la comprensione del termine) e corteggiatrice lei, il loro sentimento è cresciuto parallelamente all'audience registrato durante le esterne (anche qui un vocabolario settoriale potrebbe aiutare). Divenuti loro malgrado esempio di coppia sopravvissuta all'ipocrisia di lustrini e paillettes, cercano una via di fuga da quella prigione che è divenuta il loro rapporto, suggellato da una clausola di svariate migliaia di euro nel caso di recesso anticipato.

Un amore contrattuale a cui non sembra possibile mettere fine, ma che viene anzi spinto fino ad una (in)naturale evoluzione genitoriale: il famelico pubblico non si accontenta più del gossip fine a se stesso, ma ambisce ad influenzare anche le più importanti scelte di vita, quali verdetti sottoposti a continuo televoto.

Ciò che ne esce fuori negli oltre 90 tediosi minuti, è un pasticcio di sceneggiatura approssimativa, in cui una buona idea viene rovinata già dalla prima scena. Non è però l'innegabile carenza recitativa degli interpreti il punto debole della commedia quanto i dialoghi illogici, le caricature al limite della tolleranza e una sceneggiatura che non regge neanche nel colpo di scena finale (di cui nessuno si accorge, forse perché già prevedibile dopo 10 minuti).
Una protagonista che tramite la caratterizzazione da commedia napoletana cerca di salvare il salvabile di scena; un postino in grado di divorziare dall'amata consorte in 6 telefonate (tutte umoristicamente inefficaci); una vicina di casa pigra e insolente capace di trasformare ogni popcorn ingurgitato in folkloristica ingiuria (si scoprirà solo alla fine il motivo di tale comportamento); un avvocato a corto di tempo libero con un'insolita passione per i salotti televisivi (seguiti tra una sentenza e l'altra); un aspirante tronista siciliano in reiterata autocommiserazione. Se questa è la pantomimica rappresentazione che viene fatta dello show-biz, quasi quasi conviene tenersi i teatrini televisivi reali.
[gianluigi cacciotti]