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Anno
2013
Genere
commedia
In
scena
fino al 12 maggio
Teatro De' Servi | Roma
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Autore |
Toni
Fornari |
Regia |
Toni
Fornari |
Scene |
Camilla
Grappelli, Francesco Pellicano |
Luci |
David
Barittoni |
Musica |
Enrico Blatti |
Interpreti |
Matteo
Vacca, Claudia Campagnola, Marco Morandi, Carlotta Proietti |
Produzione |
Ass.
Cult. Rondini, Ass. Sicilia Teatro |
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Un
mondo diviso in due. Qui è ambientata la nuova commedia
di Toni Fornari “Non c'è
due senza te”, in scena al Teatro De'
Servi di Roma. La scenografia mostra due appartamenti completamente
diversi: uno vissuto da un coppia borghese lui (Giorgio) professore
perfettino di matematico e lei (Maria) scrittrice di successo,
l'altro da un cantautore in fieri col mito di Jim Morrison e
vocalist di una cover band (Danny) lei scrittrice di successo
(Teresa). La scrittrice di successo altro non è che la
medesima persona Mariateresa, da quattro anni protagonista di
una vita parallela con due matrimoni felici che si riempiono
vicendevolmente delle specifiche mancanze. Il tutto all'insaputa
dei rispettivi mariti. Punto di contatto tra i due mondi è
l'editor di Mariateresa, amica, complice, collega, uno sfogatoio
che le permette di non uscire pazza da una situazione “apparentemente”
perfetta ed appagante. Peccato che questo mondo ideale venga
messo in discussione quando Mariateresa si accorge di essere
incinta. Chi sarà il padre? Come prenderanno i mariti
la serafica novità? E se finiscono per conoscersi e diventare
amici? I due mondi da paralleli iniziano a convergere pericolosamente,
dando spunto a molte risate e pochi drammi.
“Non
c'è due senza te” è una
commedia sulla bigamia piena di sorprese, battute, complicità
tra i quattro bravi e simpatici attori (Claudia Campagnola,
Marco Morandi, Matteo Vacca e Carlotta Proietti), recitata
ad un ritmo vertiginoso, che fa soprassedere su incertezze
recitative e foga espressiva. Battute a raffica e trovate
leggere ma ben calate nel contesto che oscilla tra il grottesco
e surreale, accompagnano lo spettatore in un sogno in technicolor
ad occhi aperti, in una rielaborazione delle commedie dei
telefoni bianchi (oggi telefonini) degli anni Quaranta in
chiave giovanilistica. Lo spettacolo non mira a chissà
quale analisi sociologica o psicologica individuale o del
contesto in cui viviamo, ma raggiunge appieno l'obiettivo
prefissato: un sano, basico divertimento di pancia, scacciapensieri.
[fabio melandri]
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