Fino
a quando gli attori televisivi non capiranno che il teatro adotta
ed usa un linguaggio diverso da quello a loro abituale, finchè
non si spoglieranno delle ingombranti maschere per calarsi e
donare spessore a personaggi diversi, continueremo a vedere
spettacoli televisivi a teatro come "Niente
progetti per il futuro", con Giobbe Covatta
ed Enzo Jacchetti
Ivan (Covatta) è
un garagista, uomo semplice, di bassa estrazione sociale,
con un'insopprimibile curiosità che alimenta le sue
velleità speculative e filosofiche del paradosso (ovviamente).
E proprio certe speculazioni vittimistiche lo hanno portato
a concludere che il modo più consono di reagire al
tradimento della fidanzata, sia levarsi la vita.
Tobia (Jacchetti) è
un vip della TV; colto, ironico, egoista, egocentrico. Concentrato
sullo share di gradimento, sceso sotto il 3% dopo essersi
messo contro un importante manager della televisione ed appena
sposatosi con una starlette del piccolo schermo, è
sull'orlo del baratro. Non solo metaforicamente, ma fisicamente:
è pronto a lanciarsi da un ponte pedonale di un'anonima
grande città italiana per porre fine al supplizio.
Ed è qui che incontra l'altro suicida, Ivan, con cui
intraprende un duello verbale tragicomico.
Scritto da Francesco Brandi,
la commedia tocca tanti, troppi argomenti per approfondirne
alcuno, rimanendo in superficie invece di scavare, puntando
sulla facile risata piuttosto che una rigorosità sociologica
intorno al tema del fallimento delle umane aspettative.
I due cabarettisti, poi,
puntano più sulla riproposta del loro repertorio di
successo piuttosto che offrire una recitazione emozionale
diversa; la maschera prevale sul personaggio, la risata fine
a se stessa alla riflessione (che non deve per forza essere
musona, intendiamoci), la noia sul divertimento. Uno spettacolo
che alla fine del primo atto aveva già detto tutto.
[fabio melandri]