Quanti
sono i momenti di felicità? Ogni giorno gli
istanti trascurabili sono molteplici: ritrovare in
tasca le chiavi di casa, dopo aver chiuso la porta
ed essere stati assaliti dall'angoscia di averle lasciate
dentro; la soluzione del gioco finale nel quiz televisivo
pre-telegiornale; la soddisfazione malcelata di comunicare
a un occupante abusivo, che quello su quale è
seduto è il tuo posto; attraversare un incrocio
super trafficato grazie a uno studio certosino dei
semafori che lo regolano.
E si potrebbe continuare all'infinito. Valerio Aprea
li racconta sul palco del Teatro Eliseo, tutti quelli
raccolti da Francesco Piccolo nell'omonimo libro.
I "Momenti di trascurabile
felicità" sono una parentesi divertente
e ironica, una breve incursione nelle follie e nelle
manie del quotidiano che accomunano un po' tutti e
che danno, per questo, un respiro universale agli
episodi narrati.
Una scena nuda, solo la voce di Aprea introduce la
lista delle felicità che si alternano a spezzoni
video girati dallo stesso attore o ripresi dalla tv,
per sottolineare, dimostrare o estremizzare la narrazione.
I frammenti coinvolgono perché reali, riscontrabili
nella quotidianità. Persino quei pensieri cinici
che nessuno confesserebbe, neppure a se stesso, vengono
esplicitati in tutta la loro crudezza che diventa
però estremamente comica.
Tra i vari momenti di trascurabile felicità
uno è poeticamente inatteso: l'immagine della
ragazza che all'alba ha ancora sul viso la polvere
della notte appena trascorsa, chissà dove e
con chi, stordita e lontana. È una donna del
giorno prima, non di oggi e la sua immagine si oppone
alla limpidezza del giorno appena nato. Fantasie,
pensieri, manie: un elenco di volti e sensazioni che
divertono e distraggono, catarticamente. [patrizia
vitrugno]