“Mit(love)ologia”
è l'ultimo ritrovato in fatto di comica dissacrazione
dei grandi classici, in cui riferimenti culturali di
spessore vengono triturati e messi a condimento di goliardiche
digressioni borgatare. Nulla di più consono:
la cornice ospitante è quella del Teatro Testaccio.
Eppure nei quattro episodi eletti a rappresentanza della
vita sul Monte Olimpo si nota una ciclica caratterizzazione
del protagonista maschile (Gustavo Maccioni) secondo
lo stereotipo dell'uomo incapace di inter-relazionarsi
con il gentil sesso (anche quando veste i panni del
Dio dell'Amore).
A
dare più colore ai quadri di Orfeo ed Euridice,
Epimeteo e Pandora, Amore e Psiche e Dioniso e Arianna
ci pensa la collega Elisa Barontini, altra pedina
costituente dei "Me Gusta" e poliedrica
interprete di creature celesti perennemente insoddisfatte:
la viziatissima Pandora, troppo curiosa di scoprire
cosa c'è dentro quel vaso; la passionale Euridice,
alla disperata ricerca di qualcuno che le scaldi le
gelide notti; la bellissima Psiche, affetta da un'incurabile
alitosi e abbandonata su un'isola che credeva deserta;
la sagace Arianna, che figlia di sventura tiene stretto
a sé il gomitolo salvifico a memoria dell'uccisione
del fratello Minotauro.
“Mit(love)ologia”
è un'opera in fin dei conti leggera, per nulla
pretenziosa di mitologiche reminescenze da parte degli
spettatori in quanto confinata entro la genuina ambizione
di far sorridere il pubblico, impiantando paranoie
moderne tra i fasti dell'antica Grecia. Un esperimento
teatrale che, nel caso si volesse intraprendere una
minuziosa analisi potenziale, lascia perplessi per
la scia di inesattezze e pressapochismo scenico, nonché
per la grossolana qualità audio nei contributi
fuori scena.
Eppure
lo spazio in cartellone loro concesso va ben oltre
i 10 giorni (sebbene la sala fosse semi-deserta).
Dimensione amatoriale o sfida estrema di longevità?
[la
redazione]