In una cornice
futuribile, tra neon e conigli, un’Ambra Angiolini
con una bizzarra acconciatura riempie il palco raccontandoci
la storia de “La
misteriosa scomparsa di W”.
Un testo di Stefano Benni messo in scena con la regia
di Giorgio Gallione si appoggia completamente sulle
spalle dell’attrice, che ben ne sopporta il
peso. Anzi, una prova difficile ma superata: un monologo
è sempre arduo da sostenere se non si ha abilità
attoriale tale da conquistare la totale attenzione
dello spettatore. E la Angiolini la cattura, completamente.
In un vortice di parole,
tante e articolate, non sbaglia un’intonazione,
non inciampa nel lessico, non prende una papera. È
precisa e governa palco e storia con grande disinvoltura.
Racconta la curiosa vita di una donna di nome V, nata
in un modo spettacolare e che conduce un’esistenza
a metà tra follia e comicità. Tutto
è surreale e paradossale nelle vicende che
ruotano attorno ai personaggi che ne hanno popolato
la vita. Seguendo il flusso del ricordo alla ricerca
incessante del suo pezzo mancante W, ci racconta del
nonno Wilfredo, dell’amore bizzarro con Wolmer,
dell’amica del cuore Wilma, bella ma poco incline
ai complimenti e che alla fine invecchia improvvisamente
e definitivamente. O ancora del bianconiglio Walter,
fedele amico dell’infanzia.
«Una figura
tragicomica» come la definisce lo stesso regista,
che conquista e diverte ma che sa anche toccare corde
più sensibili, emozionando. Uno spettacolo
che, sebbene soffra in alcuni punti di inutili lungaggini,
è cucito addosso alla protagonista che ricambia
divertendosi e facendo divertire.
[patrizia vitrugno]