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Autore:
Moliere |
Traduzione: |
Regia:
Massimo
Castri |
Scene:
Maurizio Balò |
Costumi:
Maurizio
Balò |
Luci:
Gigi Saccomandi |
Musica:
Arturo Annecchino |
Produzione:
Teatro di Roma |
Interpreti:
Massimo Popolizio, Graziano Piazza,
Sergio Leone, Federica Castellini, Ilaria Genatiempo,
Laura Pasetti, Tommaso Cardarelli, Andrea Gambuzza,
Davide Lorenzo Palla, Miro Landoni |
Anno
di produzione: 2010 |
Genere:
commedia |
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"La
brutta abitudine di farsi le feste che va tanto di
moda. Le contorsioni dei grandi acrobati del vivere
sociale. Gli eterni impiegati del servizio mondano.
I cerimonieri della futilità, che sparano qua
e là complimenti a casaccio colpendo alla rinfusa
chi vale e chi no". Questo odia il misantropo
perché "stimare chiunque è stimare
nessuno".
Massimo Popolizio è "Il misantropo"
registicamente guidato da Massimo Castri. È
lui l'Alceste che battibecca con la civetta Cèlimene,
la donna di cui è innamorato di un amore senza
fronzoli o smancerie, vestita del bianco di Federica
Castellini, un po' macchietta, un po' sopra le righe
e forse anche un po' a disagio nel dividere il palco
con un primo attore del peso di Popolizio.
Perché quando un fuoriclasse come lui affronta
un testo di Moliere, ne diventa parte integrante.
Una parte che lo distacca dal tutto dello spettacolo,
facendo eclissare quanti non riescono ad essere alla
sua altezza. I vanesi Filinte (Graziano Piazza) e
Oronte (Sergio Leone) ci provano ma con scarsi risultati.
Nella messinscena risulta troppo didascalica la caratterizzazione
dei personaggi: da un lato la ricca e affettata falsità
delle pubbliche relazioni colorata nelle alte chiome,
dall'altra il misantropo coi suoi colori cupi, la
sua capigliatura dimessa.
Gli specchi bianchi (58) di Maurizio Balò,
riflettono e racchiudono sul palco l'intera platea
per sottolineare, forse, la condizione umana che,
seppure in tempi così diversi (fu scritta nel
1666), è sempre attuale nelle parole di Moliere.
Quando tutto è ormai scoperto, quando la trama
è svelata e non ci sono più bugie da
smascherare, gli specchi cadono e resta la verità.
Resta solo Alceste, il galantuomo. [patrizia
vitrugno]
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