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Autore |
Simone
Cristicchi |
Regia |
Simone
Cristicchi |
Videoproiezioni |
Andrea
Cocchi |
Costumi |
Gianluca
Carrozza, Francesca Novati |
Luci |
Stefano
Iacovitti |
Coreografie |
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Musica |
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«La
storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La
storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo
rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così
duro da masticare.
E
poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano
alla stessa maniera".
Ma
è solo un modo per convincerti a restare chiuso
dentro casa quando viene la sera.
Però
la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia
dà torto e dà ragione.
La
storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E
poi la gente, (perché è la gente che fa
la storia) quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno
benissimo cosa fare.
Quelli
che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno
nemmeno parlare, ed è per questo che la storia
dà i brividi, perché nessuno la può
fermare.
La
storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi,
bella ciao, che partiamo.
La
storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano».
Sono
le parole di Francesco De Gregori (“La Storia
siamo noi”) a chiudere il nuovo spettacolo di
Simone Cristicchi “Mio
nonno è morto in guerra”.
Uno spettacolo di parole e musica, che passa con disinvoltura
e spiazzante naturalezza dalla commozione all'ironia,
dai ricordi personali a quelli collettivi; un affresco
di piccole e grandi storie individuali, un mosaico
di voci inghiottite dal vortice della Grande Storia
e salvate dall’oblio.
Su
un palco spoglio la protagonista è una sedia
in primo piano con cui il cant'attore romano dialoga
e interagisce e quattro sedie che fungono da quinta
e la cui importanza si svelerà nel crescente
e coinvolgente finale. Cristicchi partendo da una
drammatica storia contemporanea, che mostra come le
scorie belliche di 50 anni fa possano ancora oggi
mietere vittime indifese, ci racconta piccole storie
della Seconda guerra mondiale. Racconti di bombardamenti
nelle borgate, di fame, di madri coraggiose, di prigionieri
in Africa, di alpini nella ritirata di Russia, di
lotta partigiana e di esuli dell'Istria. Storie cariche
di speranza, umanità e resistenza descritte
attraverso parole a volte delicate come cristallo
a volte taglienti come lame affilate. Voci che raccontano
l'assurdità del conflitto (e fa specie se confrontato
con il servizio di “Presa Diretta” di
Riccardo Iacona dedicato alla fiera della armi da
guerra) intervallate da brani scelti dal repertorio
della canzone popolare e d’autore - Francesco
De Gregori, Ivano Fossati - e canti alpini reinterpretati
da Cristicchi accompagnato al pianoforte da Riccardo
Ciaramellari, con sonorizzazioni e cori di Gabriele
Ortenzi.
Uno
spettacolo che diverte e spinge alla riflessione,
nato dall’urgenza di non disperdere la memoria
e i valori civili ad essa legati, così come
afferma lo stesso Cristicchi: «Credo fermamente
che se ogni ragazzo italiano, oltre a studiare a scuola
le scienze o la geografia, sapesse raccontare la storia
dei propri nonni, nel nostro paese assisteremmo ad
una piccola grande rivoluzione culturale».
Uno spettacolo da vedere e far vedere. [fabio
melandri]
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Interpreti |
Simone
Cristicchi, Riccardo Ciaramellari, Gabriele
Ortenzi |
Produzione |
Teatro
Comunale di Cagli, E Dueffel Music, Promo Music |
In
scena |
fino
al 16 febbraio al Teatro Vittoria | Roma
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Anno |
2013 |
Genere |
monologo |
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