Messo
in scena
a Roma al Teatro Valle The Merchant
Of Venice, con la compagnia di soli uomini
Popeller, guidata dal regista Edward Hall. Il dramma
shakespeariano è stato presentato, a giornate
alterne, insieme alla commedia A
Midsummer night’s dream. Vengono così
restituiti allo spettatore, nella loro potente attualità,
una commedia e un dramma che racchiudono i temi, lo
stile, gli umori, le atmosfere, il mondo del grande
drammaturgo inglese.
Edward Hall mette in scena The
Merchant Of Venice giocando tutto sulla fisicità
dell’allestimento, una prigione dove si muovono
i corpi e risuonano le voci degli attori. Tutto è
in grado di dare nuovo smalto e ritmo ai versi, senza
scadere in affettazioni, ma evocando con la loro velocità
di dizione quella proverbiale degli attori elisabettiani.
Una fisicità messa al servizio della storia,
che racconta di Bassanio che, con la sua richiesta
di un prestito di ben 3000 ducati ad Antonio, spera
di sposare Porzia. Troviamo Shylock, l’usuraio
ebreo che accetta di prestare ad Antonio la somma
richiesta, ma solo dietro il giuramento di esportare
una libbra di carne sul corpo di Antonio, qualora
la somma non venga restituita nel giorno fissato.
Le vicende si alternano tra intrighi, trappole, colpi
di scena, e tra legami legali e d’amore, tra
situazioni che si trovano sempre in antitesi tra loro.
Tutto scorre con precisione nelle due ore è
più di messa in scena. Sul palco la prigione
chiamata Venice diventa un luogo in continua trasformazione
anche grazie agli attori, in una sfida continua e
propositiva alle convenzioni del teatro.
[alessandra pistolese]