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Autore |
William
Shakespeare
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Regia |
Giancarlo
Marinelli
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Scene |
Paolo
Dore
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Costumi |
Daniele
Gelsi
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Luci |
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Coreografie |
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Musica |
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La
dark comedy di William Shakespeare “Il
Mercante di Venezia”, in scena
al Teatro Ghione fino al 16 febbraio, è nota.
Lo squattrinato Bassanio (Francesco Maccarinelli), innamorato
della nobile Porzia (Stefania Masala), ha bisogno di
una grossa somma di denaro per conquistare il suo cuore.
Antonio (Sergio Basile), il mercante, gli fa da garante
presso il ricco ebreo Shylock (Giorgio Albertazzi),
che però detesta a morte. Shylock poi nutre per
lui e il resto dei cristiani un astio antichissimo.
L’ebreo presterà i 3000 ducati al mercante
ad una condizione: riaverli entro tre mesi, altrimenti
otterrà da Antonio una libra della sua carne.
Dietro la brutalità della richiesta, il cinismo
di Shylock, l’atmosfera fosca della Venezia del
XVII secolo c’è il romanticismo degli innamorati,
la giocoleria di Job (Cristina Chinaglia), la favola
degli scrigni di Porzia e delle ancelle. Due mondi speculari,
quello fiabesco e casalingo di Belmonte, dove Porzia
attende il suo amore, e quello fazioso della città
lagunare, nebbiosa, notturna, macabra.
Il
ponte sullo sfondo facilita i passaggi dell’ambientazione,
mentre l’impianto drammaturgico, sebbene complesso,
gode della notevole interpretazione degli attori.
Tutti bravi (chi più chi meno), esilarante
l’interpretazione del servo Job con una Cristina
Chinaglia chiassosa (l’unica a padroneggiare
il veneziano), accompagnata dalla musica giusta e
dai tempi corretti della scena.
Ma
quando compare sul palco Shylock si è di fronte
ad un altro spettacolo. Entra piano, a stento si fa
guidare dal suo bastone vermiglio, indossa una tonaca
lunga celeste, sul capo porta la kippah da ebreo osservante.
La sua è una presenza magnifica. La voce, il
tono, l’espressione sono naturali, Giorgio Albertazzi
è veramente Shylock. Non recita, non esita
con le battute, non fa il birignao. Lui ha solo sete
di vendetta. Si è intestardito ad ottenere
la libra di carne dal petto di Antonio per ricambiarlo
di tutte le offese sopportate, degli insulti subiti.
Shylock è il nemico per antonomasia, il nemico
dei giusti, dell’amore cortese, di ogni principio
benevolo. E poi è soprattutto un usuraio, qualcosa
che va al di là dell’epiteto dato ad
un antagonista; Shylock fa un patto che è un
sacrificio in cui tutto è simbolo: la religione,
la giustizia, il tradimento.
Albertazzi,
icona del teatro italiano, con i suoi novant’anni,
è l’emblema del male e del fallimento.
E’ spietato, freddo, avido nel linguaggio prima,
fragile e arrendevole nel corpo dopo. In questa versione
registica di Giancarlo Marinelli, l’opera Shakespeariana
è troncata nel quinto atto con un finale dal
sapore tutt’altro che comico. Tutti i personaggi
pagano le loro colpe perdendo tutto: chi l’amore,
chi il denaro... L’ebreo, oltre agli averi e
la rivalsa sul mercante, perde l’amore della
figlia Jessica (Ivana Lotito); Bassanio e Graziano
(Diego Maiello) tradiscono la fiducia delle loro donne
perdendole così definitivamente. Un finale
drammatico in cui la tematica della vendetta, del
rancore di uno, si traveste della frustrazione e della
delusione di tutti. Una vittoria gloriosa va però
al cast applaudito a lungo.
[serena
giorgi]
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Interpreti |
Giorgio
Albertazzi, Stefania Masala, Sergio Basile,
Francesco Biscione, Francesco Maccarinelli,
Ivana Lotito,
Cristina Chinaglia, Mario Scerbo, Vanina Marini,
Diego Maiello, Alice Massei, Sofia Vigliar
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Produzione |
Razmataz
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In
scena |
fino
al 16 febbraio 2014 al Teatro Ghione | Roma
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Anno |
2014 |
Genere |
drammatico |
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