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Autore |
Paluto,
Tato Russo |
Regia |
Livio
Galassi
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Scene |
Tony
Di Ronza
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Costumi |
Giusi
Giustino
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Luci |
Roger
La Fontaine
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Coreografie |
Aurelio
Gatti
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Musica |
Zeno Craig
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Dalla
fine del III secolo a.C., sul palco del Parioli arriva
una delle opere più esilaranti di Plauto: “I
Menecmi”.
Commedia degli equivoci che nella versione diretta
da Livio Galassi è ambientata nella Neapolis
di un tempo. Tra le rovine della città partenopea,
lo scambio di persona dei gemelli Menecmi (uno perso
da bambino al mercato di Paestum e di ritorno dopo
trent’anni, l’altro noto avvocato diviso
da una moglie gelosa e un'amante pretenziosa), è
il fulcro di tutta l’opera e la lingua napoletana
(con i suoi accenti), è la caratteristica più
comica. Sebbene la trama segua un intreccio molto
semplice, gli sketch conducono ad un'escalation di
risate.
In queste commedie, in cui due figure sono intercambiabili,
si crea un’ampia gamma di sfumature interpretative:
ed è qui che la bravura di Tato Russo (nei
panni del primo e del secondo Menecmo) esce allo scoperto.
Il teatro diventa un gioco brillante, in cui tutto
si intensifica con i tic, gli eccessi e la deformazione,
fino a giungere all’apice della frenesia. I
personaggi sono figure fisse, caricaturali proprie
del teatro plautino, in cui il servo parassita è
stupido, la moglie è una seccatrice e il vecchio
è saggio. Ruoli che riportano alla Commedia
dell’Arte, ancor più caratterizzati dalla
scelta registica di inserire la rappresentazione nella
napoletanità. L’ambientazione è
indistinguibile con una scenografia che si compone
di colonne e architetture romane e un prologo (Eva
Sabelli) che anticipa le vicissitudini nascondendo
il volto dietro una maschera di gesso tipica dell’epoca,
però il Menecmo II e il suo servo Messenione
(Rino Di Martino) sono napoletani: lo sono nella sciatteria
dei gesti, nella volgarità della parola nella
furbizia del gemello di sopraffare il suo doppio.
L’azione è veloce, le situazioni comiche
funzionano, basti l’esempio della capacità
di Russo nel coordinare le entrate e le uscite dei
Menecmi il cui ritmo non conosce tempi morti.
La
riscrittura della commedia si sente nelle allusioni
piccanti, le battute oscene, il gusto basso. Il sesso
come il denaro è tematica frequente: la scelta
di spogliare le ancelle di Erozia (Clelia Rondinella)
per rafforzarne l’aspetto tentatore, è
un tratto che rimanda alla centralità del sesso
nell’opera. Le ancelle sono provocanti, indossano
abiti coloratissimi e sensuali, adulano gli uomini,
lo fanno con movenze volgari, ma non stona, non rende
l’assetto dello spettacolo pruriginoso; si limita
ad osare, a far intendere fra le righe il messaggio
lascivo. Gli attori tutti rincorrono le vicende in
un susseguirsi di lazzi, giochi, doppi sensi in due
ore di puro divertimento.
[serena giorgi]
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Interpreti |
Tato
Russo, Rino Di Martino, Clelia Rondinella, Marina
Lorenzi, Renato De Rienzo, Massimo Sorrentino,
Antonio Rampino, Eva Sabelli, Giorgia Guerra,
Olivia Cordsen, Ashai Lombardo Arop, Davide
Sacco
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Produzione |
T.T.R
– Il Teatro di Tato Russo
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In
scena |
fino
al 16 febbraio 2014 al Teatro Parioli Peppino
De Filippo | Roma
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Anno |
2014 |
Genere |
commedia |
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