Un
plot ingarbugliato quello di “Un
marito per due”, ricco di sketch
ed equivoci che fanno della commedia scritta e diretta
da Claudio Insegno un’opera esilarante. I cinque
protagonisti sono i classici personaggi tipo: un uomo,
sua moglie, l’amante, l’amico del cuore
e una cameriera. L’uomo in questione è
Phil (Pino Insegno) perdutamente innamorato di Julie
(Alessia Navarro), ragazza incontrata per caso sulla
linea bus 49. Julie ha la testa tra le nuvole, è
solita scambiare il suo nome con quello di una marca
di whisky, è sciocca e insieme un peperino.
Crederà per tutto
il tempo che Phil sia George (Roberto Ciufoli) e George,
amico storico, sia Phil. Quest’ultimo si ritrova
suo malgrado incastrato in una serie di situazioni
imbarazzanti. Poi c’è Maggie (Marta Altinier),
la moglie di Phil, pittrice incompresa, inconsapevole
di condividere con Julie il marito, e da qualche ora
anche il pianerottolo. Infine la cameriera (Veronica
Pinelli) della famiglia, con un notevole accento spagnoleggiante:
forse l’unica ad avere, seppur nell’aspetto
assurdo, una linearità.
Il preambolo così
variopinto, frenetico di nomi inglesi e spasimanti
bugiardi, si muove dentro un’ambientazione casalinga:
un salone luminoso, una finestra da cui entra ed esce
Julie e i quadri di Maggie, che nessuno sa interpretare.
Anche i costumi sono un elemento giocoso, coloratissimi
e vivaci, ripresi dalla moda dei primi anni ’60.
Nell’appartamentino di Phil e Maggie girano
sequenze e personaggi bizzarri in un susseguirsi sfrenato
di episodi squilibrati. La storia si rincorre forse
troppo: è noto che l’escamotage del doppio
faccia scaturire la risata e che lo scambio di ruoli
e personalità esalti la comicità, ma
in questo contesto dove ai personaggi base se ne aggiungono
altri e poi altri ancora con un infinito passaggio
di tempi, si finisce per smarrire l’azione scenica,
scadendo nell’eccesso dell’equivoco e
nell’estremizzazione dell’idiozia.
Più
vicino a un rompicapo che ad uno spettacolo vero e
proprio, ciononostante nel lavoro registico esistono
spazi comici e per certi versi situazioni spassose.
Una comicità vicina a quella anglosassone,
forse perché il copione lo pretende forzandone
le caratteristiche drammaturgiche dove l’equivoco
si trasforma in intrigo esasperato. Nonostante la
lunghezza dello spettacolo, si è di fronte
ad un cast preparato e ad una coppia perfetta, quella
Insegno-Ciufoli: si percepisce la grande intesa e
l’affiatamento.
[serena giorgi]