Un’ora
nella vita di due donne, un’ora passata ad allenarsi
per partecipare alla maratona di New York, un’ora
per una vita intera”. Si potrebbe riassumere
così Marathon,
lavoro scritto da Edoardo Erba per due uomini e “tradotto”
da Imogen Kush per due donne. Guardandolo può
tornare in mente quel meraviglioso ripiegamento in
se stessi che è “Conversazione in Sicilia”;
perché il dialogo di Erba, in comune con il
lavoro di Elio Vittorini ha la capacità di
mostrare un individuo che riflette con l’aiuto
di un altro essere umano, senza per questo farlo diventare
né troppo marginale, né troppo interno
a se stesso.
Visualmente
spoglio, senza scenografie, con i costumi ridotti
al minimo (due tute) e per colonna sonora i rumori
del corpo che corre e si stanca, per un’ora
e mezza il lavoro accompagna lo spettatore per mano,
senza fargli sentire il peso dello scorrere del tempo,
grazie ad un testo che sfrutta il ritmo del correre,
senza per questo distrarre dalla comprensione del
significato della riflessione dell’autore. Riflessione
che tocca i campi più svariati del vivere,
senza mai risultare pesante o banale, come se i massimi
sistemi si potessero ridurre, senza fargli perdere
di volume. Di solito si dice… Scrivere bene.
[jacopo angiolini]