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Autore:
Giulia
Staccioli |
Regia:
Giulia
Staccioli |
Scene:
Gianni Gangai |
Luci:
Andrea Mostachetti |
Musica:
Italo Dorigatti alias Sabba D.J. |
Coreografie:
Giulia Staccioli e Jessica Gandini |
Compagnia:
Kataklò |
Produzione:
Progetti
Dadaumpa s.r.l. |
Interpreti:
Maria
Agatiello, Elisa Bazzocchi, Paolo Benedetti, Eleonora
Di Vita, Leonardo Fumarola, Serena Rampon, Marco Ticli,
Marco Zanotti |
Anno
di produzione:
2010 |
Genere:
danza |
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La
voce narrante di Carlo Alighiero introduce i vari
momenti del nuovo balletto ideato e diretto da Giulia
Stacciali, mente dei Kataklò Athletic Dance
Theatre, compagnia stabile e indipendente fondata
a Milano nel 1995, che per il secondo anno, con lo
stesso se non addirittura crescente successo, torna
ad esibirsi al teatro Vittoria di Roma con “Love
Machines”. Otto performes (Maria Agatiello,
Elisa Bazzocchi, ?Paolo Benedetti, Eleonora Di Vita,
Leonardo Fumarola, ?Serena Rampon, Marco Ticli, Marco
Canotti) tutti degni di questo nome, si palesano sulla
scena.
In un primo momento ne appaiono solo due: una coppia
di viaggiatori forse, con abiti stilizzati da esploratori
(la luce che portano sulla fronte, se unita, diviene
uno zero perfetto), prima volteggiano su una sella,
poi si aggirano per il palco. Attorno a loro ben presto
si uniscono, separano, allineano, ribaltano e congiungono
sei piani inclinati che mettono sottosopra il loro
mondo. In più, al loro interno si fanno spazio,
scalando travi e scorrendo su pannelli capovolgibili,
i restanti sei ballerini: una tribù umana che
in un primo momento osserva e studia, poi accoglie
i due stranieri. In una prosecuzione di suoni moderni
e non (oltre alle musiche originali di Sabba D.J.,
dominate dal ritmo tribale si susseguono brani di
musica classica di Prokofiev), il gruppo si unisce,
i cercatori abbandonano le proprie sovrastrutture
o limiti e conoscono l’amore e la possibilità
di essere diversi. A completare la ricchezza fisica
degli interpreti c’è la scelta delle
luci: Andrea Mostachetti, l’autore, ha saputo
arricchire lo spazio scenico, regalando suggestione
alle già perfette movenze dei ballerini.
Davvero bello il momento in cui la luce rossa, fa
da sfondo alle danze a scatti della tribù uomo-macchina.
Uno spettacolo completo, forse persino più
di “Play”, presentato lo scorso anno sempre
al teatro Vittoria: in “Love Machines”
c’è una completa congiuntura degli elementi,
un maggiore senso di unità narrativa. Da non
perdere. [valentina
venturi]
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