Una lontana fedeltà


Anno
2013

Genere
drammatico

In scena
fino al 28 aprile
Teatro Due | Roma

Autore
Paolo Fallai
Regia
Alessandro Berdini
Scene
Lorenzo Ciccarelli
Costumi
Daria Calvelli
Luci
Danilo Facco
Interpreti
Edoardo Siravo,
Giulia Andò,
Giulia Innocenti, Alexandra Mogos, Claudia Salvatore

 

In un jazz bar un uomo e una donna, marito e moglie, discutono di “Filumena Marturano”: nel locale ci sono poi la cantante e il pianista, una cameriera ed ombre di avventori.

Sospeso tra realtà e immaginazione, lo spazio presto diviene il luogo dove Nemo (Edoardo Siravo), il protagonista che cita Pindaro in greco e aspetta il ritorno della moglie, vede apparire una serie di donne, archetipi femminili che si susseguono: una dietro l’altra ecco Lulu la meretrice, Cassandra, Salomè e la Ellida di Ibsen. Il regista Alessandro Berdini invita gli spettatori a entrare in platea a scena aperta, con i personaggi già posizionati vicinissimi alle poltrone, con due lunghe passerelle che dal palco si spingono oltre il proscenio. Quello che ne risulta è una sorta di Christmas Carol, in cui i fantasmi del presente, passato e futuro divengono i “tipi” femminili che appaiono all’uomo; ma sono destinati a rimanere incompresi, come lui è destinato a non comprenderle.

Una lontana fedeltà” di Paolo Fallai è uno spettacolo farraginoso, in cui il ritmo della parola, pur ben congegnata, non è supportata dalla recitazione di gran parte degli interpreti. Gigioneggia troppo Siravo nei panni (anzi nel cappotto, di cammello per la precisione: indumento che potrebbe ammiccare al migliore Marlon Brando) del protagonista, stregato e terrorizzato dall’eterno femminino; sopra le righe, troppo urlata e troppo plastica Giulia Innocenti, nel ruolo della moglie; bella e anonima Giulia Andò, Lulu; inconsistente la Salomè di Alexandra Mogos. Unica Claudia Salvatore, che regala una Cassandra sentita e vibrante. Forse con un altro cast, lo spettacolo avrebbe una migliore riuscita, dando modo allo spettatore di superare quella sensazione di meccanismo colto ma in fondo vuoto e senza anima.
[francesca romana buffetti]