Un
dialogo tra letteratura, teatro, video e musica. La
leggerezza dentro le Lezioni
americane di Italo Calvino prende forma nell’affabulazione
di Giorgio Albertazzi in scena al Teatro Ghione di
Roma fino al 5 aprile. Il grande attore scandisce
passo passo la prima delle sei lezioni (Rapidità,
Esattezza, Visibilità, Molteplicità,
Consistenza, le restanti cinque) che lo scrittore
avrebbe dovuto tenere per le “Charles Eliot
Norton Poetry Lectures” della Harvard University.
La simbiosi che si crea tra l’attore e lo scrittore
è totale. Partendo da Perseo, Albertazzi racconta
Calvino e lo fa insinuandosi nel mito con Ovidio,
passando quindi a Lucrezio, per poi dirigersi verso
Cavalcanti e Dante.
Quando approda a “La pioggia nel pineto”
di D’Annunzio, emerge tutta l’esperienza
e l’arte del maestro, che non si risparmia e
regala un’interpretazione da brivido. Calvino/Albertazzi
passa anche per Cervantes, arrivando all’Amleto
di Shakespeare. Qui il fiato è nuovamente mozzato
dalla rivisitazione del monologo del Principe di Danimarca,
arricchito dall’arte della leggerezza.
L’attore, pur seguendo fedelmente il testo,
immagina di colloquiare con un’ipotetica allieva-giornalista,
interpretata dalla giovane Roberta Caronia. Le domande
e i dubbi che la ragazza pone al maestro, permettono
alla leggerezza di permeare la costruzione stessa
dello spettacolo, dando agilità a tutta la
narrazione. Il suo occhio-telecamera insegue il “Conferenziere”,
filmandolo insieme ai suoi appunti, agli schizzi,
ai quadri e ai libri che si amalgamano con la proiezione
di frammenti di filmati della memoria teatrale di
Albertazzi. Di grande suggestione anche l’accompagnamento
del violoncello di Rossella Zampiron che si insinua
tra le parole del maestro, rendendo il tutto ancora
più etereo e leggero.
La sintesi perfetta tra teatro e letteratura, fusione
affascinante che lo spettacolo-conferenza ha il pregio
e il privilegio di regalare ad un pubblico entusiasta.
[patrizia vitrugno]