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Anno
2011
Genere
monologo drammatico
In scena
fino al 2 ottobre
Teatro India | Roma
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Autore |
Claudio
Magris |
Regia |
Antonio
Calenda |
Scene |
Pier
Paolo Bisleri |
Costumi |
Elena
Mannini |
Interpreti |
Daniela
Giovanetti |
Produzione |
Teatro
Stabile del Friuli-Venezia Giulia |
Compagnia |
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"Que
reste-t-il de nos amours" intonava Charles Trenet e con
lui la radio che sommessamente si presenta sulla scena. Cosa
resta dei nostri amori? Acqua che scorre vorticosamente, annegando
lo spettatore in un mondo fatto di buio, silenzi, monologhi
e dialoghi immaginari tra la protagonista (Daniela Giovanetti)
e il Presidente di una casa di riposo che, magnanimamente e
straordinariamente, consente alla donna di ricevere la visita
del suo innamorato.
E' la storia di una donna che per un amore incondizionato, crea
il mito del suo uomo, rendendolo più narciso di quello
che è, poeta maledetto, cantautore, fragile e infedele.
Un uomo che vede le donne come ghirlande della sua corolla di
artista, ma che ha assegnato a lei, ora abitante della casa
di riposo, il ruolo della compagna che accudisce, accoglie,
tutto comprende, tutto perdona, che gli insegna il coraggio
e "la pienezza insostenibile dello stare insieme".
Amore ingombrante che genera ingratitudine
a tanta devozione, che le spezza il cuore, nonostante lei
si affanni a chiedere all'arto di non spezzarsi. Poi il balzo
in un'altra dimensione, il riposo perenne, metafora del mondo
dei morti, dove il poeta cerca di raggiungerla per ricostruire
quell'immagine di artista compiaciuto che lei ha contribuito
a creare. Ma la rievocazione del mito di Orfeo e Euridice
impedirà loro di ritrovarsi. Cala il buio, la distanza
siderale.
Monologo di parole e di fisicità, aspro, poetico, che
non fa sconti, non crea facili illusioni. Il mondo dei morti
è come quello dei vivi, non dà risposte, non
dà speranze. Il testo è scritto bene, non risente
del fiume di parole, ma non convince il richiamo al mito di
Orfeo e Euridice delle "Metamorfosi" di Ovidio.
Nonostante si scopra alla fine, più che un colpo di
scena genera dubbio: spiega il finale, ma non chiarisce il
nesso con il resto della storia, più centrata su un
amore nevrotico. [debora
ferrucci]
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