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Anno
2012
Genere
drammatico
In
scena
fino al 9 dicembre 2012 Piccolo Eliseo Patroni Griffi
| Roma
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Autore |
Fëdor
M. Dostoevskij |
Regia |
Pietro
Babina |
Scene |
Federico
Babina,
Pietro Babina |
Costumi |
Gianluca
Sbicca |
Musica |
Alberto
Fiori |
Interpreti |
Umberto
Orsini,
Leonardo Capuano |
Produzione |
La
Faustina Group |
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I
dubbi che tormentano l’anima di Ivan Karamàzov,
protagonista del romanzo “I
fratelli Karamàzov” di Fëdor
Dostoevskij, sono proiettati in una stanza asettica, da ospedale
psichiatrico. Quasi come a osservare da una telecamera a circuito
chiuso la scena del pazzo che si divincola circondato dai suoi
pensieri. Che parla e si dimena. Che si specchia e vede riflessa
l’immagine stessa della sua follia. Il vecchio inquisitore,
poi, è un alter ego reale. La bravura, somma, di Umberto
Orsini si unisce, anche nei movimenti ricalcati e ripetuti,
alla sua anima, Leonardo Capuano.
“La
leggenda del Grande Inquisitore” è
un allestimento coraggioso, inusuale, audace. Una rilettura
completa, la riscrittura del capitolo centrale del romanzo
capolavoro di Dostoevskij, che incuriosisce da subito. E poi
arriva il lungo monologo finale, in cui la bravura di Orsini,
però, tentenna. Forse si autocompiace della sua stessa
maestria, si perde e fa perdere il filo di questa “Ted
Conference” che chiude lo spettacolo.
“La
leggenda del grande inquisitore” con
la regia di Pietro Babina, se per un verso può risultare
troppo didascalica, per l’altro – e per fortuna
– è coraggiosamente e intelligentemente diversa.
[patrizia vitrugno]
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