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Anno
2012
Genere
tragedia
In
scena
fino al 30 marzo 2013
Teatro SpazioUno | Roma
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Autore |
Francesca
Frascà, su ispirazione di Christa Wolf |
Regia |
Francesca
Frascà |
Interpreti |
Serena
De Simone, Daniel Plat, Mauro Vizioli, Raffaele Risoli,
Luigia Pigliacelli, Giovanna Donia, Raffaella Zappalà,
Manuele Ferretti, Diego Deidda |
Compagnia |
Compagnia
Theatrica |
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Un
silenzio denso. Il sipario si apre, una figura vestita di bianco,
una voce rauca che sussurra… Magia del teatro. La tensione
che si avverte prima dell’inizio, ne determina l’esito.
“Kassandra”
è uno spettacolo nervoso nel senso migliore del termine,
come l’interpretazione degli attori, funamboli alle prese
con corde, sul crinale, in bilico tra verità e finzione,
sempre sull’orlo del precipizio. Si sbaglia una battuta,
un’intonazione e si cade. Quella tensione, quel rischio
è anche la sua bellezza. «Voglio che la mia vita
sia tesa come un arco», dichiarava il regista cinematografico
coreano Kim-Ki Duk nel film “L’arco”, rito
di passaggio verso l’età adulta di una ragazza,
o come ricorda il regista inglese Peter Brook nel film “Thightrope”
corda tesa, di nuovo.
La realizzazione scenica
di Francesca Frascà è distillata, intrecciata
da funi saldamente tenute dai protagonisti, che vi si attorcigliano,
s’incontrano, si scontrano, si perdono in abbracci di
stoffe oscure, emergono da corde rosse, si tendono in figure
plastiche alla maniera del “Cirque du soleil”.
Bella e accattivante la fusione tra elementi diversi: gli
strumenti degli artisti di strada, i costumi semplici e studiati
nei colori e nelle fogge, l’aria solenne e l’atteggiamento
ieratico del mondo greco: Kassandra (Serena De Simone), la
figlia di Priamo (Mauro Vizioli), sorella di Eleno (Raffaele
Risoli), donna libera, sensibile e veggente, che avverte gli
echi della guerra di Troia e prova a portare buon senso e
perdono in un mondo dominato da una virilità violenta.
Dona perle di saggezza inascoltate: «Gli incarichi importanti
vengono sempre affidati ai conformisti, gli spiriti liberi
sono considerati pericolosi». Travolta dalla potenza
dell’amore per Enea (Diego Deidda), ma al tempo stesso
consapevole di doverlo lasciar andare affinché possa
costruire una nuova.
Si resta incantati dal
monologo sull’amore materno di Ecuba (Giovanna Donia),
madre di Kassandra, sulla passione di Pentesilea (Raffaella
Zappalà), amazzone che muore per mano di Achille; si
chiudono gli occhi per un attimo e ci si ricorda che l’universo
umano è tutto racchiuso lì in quelle figure
mitologiche, il mondo greco sono le nostre origini, le nostre
viscere. Gli attori sono tutti convincenti (eterei e ipnotici
i monologhi iniziale e finale di Luigia Pigliacelli), seppure
qua e là si avvertano delle differenze (la voce e i
gesti di Anchise per esempio) che lievemente riportano ad
una realtà concreta, piuttosto che atemporale. Un dettaglio
che stride con il resto.
Il testo, ispirato
a “Kassandra” della scrittrice tedesca Christa
Wolf è intenso, profondo, a volte lungo, quasi entrasse
in conflitto con la messa in scena sintetica, tesa. Alla fine,
ci dice la stessa protagonista «non saranno le parole
a restare», ma quella pennellata, quell’impressione,
sintesi di vista, atmosfere, gesti. [deborah
ferrucci]
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